Difficile riuscire ad evitare l'esclusione dalle Coppe. Elliott potrebbe accelerare la ricerca di un nuovo acquirente
Si è scritto così tante volte, nel corso di questi lunghi e difficili dodici mesi di gestione, che l'era cinese del Milan era al tramonto, che adesso, nonostante tutto, sembra difficile crederci. Eppure la strada comincia a restringersi, i nodi stanno o sono venuti al pettine, e la questione società, proprietà della società, torna e deve tornare frettolosamente di moda. Andiamo con ordine. La Uefa ha come noto respinto la richiesta di settlement agreement del Milan, sottolineando, sia pure non ufficialmente, la scarsa fiducia in Yonghong Li e, ufficialmente, i dubbi sulla sua capacità di onorare il prestito accesso, un anno fa, con Elliott. Questo porterà, quasi certamente, all'esclusione del Milan dalle coppe anche se in via Aldo Rossi stanno facendo i salti mortali per convincere la commissione giudicante ad "accontentarsi" di una multa. Che si arrivi alla drammatica soluzione 1 - niente coppe - o all'auspicabile soluzione 2 - multa -, è evidente che dentro il Milan sia arrivato il momento di fare il punto su quanto e come questa proprietà sia in grado di proseguire nella sua gestione.
Come abbiamo scritto anche ieri, le scadenze rossonere si fanno via via più pressanti. Domani è in programma una seduta del Consiglio di Amministrazione e non è improbabile immaginare che volerà qualche straccio. Per quanto nel ventaglio delle possibilità, l'esclusione dall'Europa League non era mai stata presa realmente in considerazione. Da nessuno. Logico, quindi, sempre in attesa dell'ufficialità, che qualcuno possa alzare la mano per chiedere precise spiegazioni. Il tutto a poche settimane dall'aumento di capitale e nell'attesa che Yonghong Li faccia arrivare il bonifico della seconda rata dello stesso (atteso nei prossimi giorni, ndr).
Ma siamo ancora al minore dei mali, perché la questione è ovviamente di portata molto maggiore dei 10 milioni che la proprietà deve versare in settimana. Il vero, grande, nodo è il prestito con Elliott. Il fondo americano non ha fin qui mai pressato la società e ha evitato, anche per questioni di ovvia convenienza, di alimentare perplessità sulla solvibilità del debito da parte di Yonghong Li. Però, si è scritto nelle scorse settimane, ha già preso da tempo a sondare il terreno alla ricerca di nuovi potenziali acquirenti.
Il che limita a quattro le possibilità future per il Milan: 1) Yonghong Li trova, ora urgentemente, qualcuno disposto a rifinanziare il debito che ha con Elliott e risolve il problema; 2) Elliott si mette una mano sul cuore - e una sul portafoglio - e accetta di spostare la scadenza del prestito; 3) Elliott subentra di fatto a Yonghong Li e si prende il Milan in attesa di venderlo al miglior offerente (l'americano dei Dolphins, Stephen Ross? Il russo di Gazprom Usmanov? L'ex proprietario sempre innamorato Silvio Berlusconi?; 4) Alla quattro è meglio non pensare nemmeno...
Il tutto cercando di evitare un fuggi fuggi generale dei giocatori migliori (tra l'altro a prezzo di saldo, vista la difficile posizione del club) e in attesa della chiusura del prossimo bilancio, in gran parte decisivo anche per l'iscrizione al prossimo campionato di Serie A. Su questo vale la pena ricordare che nell'ultima trimestrale i conti del Milan erano sufficientemente buoni da non mettere in dubbio, e ci mancherebbe, la partecipazione al prossimo campionato. Ma stiamo parlando di una situazione in grande divenire e obiettivamente molto delicata. Di certo se mai ci deve essere un momento di salvare il Milan, il momento è questo. Per non fare un salto indietro di 30 anni e ritrovarsi a fare i conti con conti rosso sangue.