Milan, conferme sulla maglia 25/26: logo monocromatico e diavolo stilizzato
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L'ex dirigente rossonero non usa mezzi termini: "Oggi se ne sono accorti tutti, il Milan è vuoto, senz’anima"
Leonardo Nascimento De Araujo, più semplicemente noto come Leonardo, ha rilasciato una lunga intervista al QS in cui ha parlato principalmente della sua carriera e dei giovani, ma nella quale ha toccato anche l'argomento Milan, commentando il momento negativo che sta attraversando la squadra di cui è stato prima attaccante, poi allenatore e infine anche dirigente: "Se al Milan serve più milanismo? Ma c'era, si chiamava Paolo Maldini e da dirigente ha vinto uno scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions. Poi è stato mandato via, e con lui un grande pezzo di passione. Oggi se ne sono accorti tutti, il Milan è vuoto, senz'anima. Ma sono cicli, passerà. Anche perché credo che in società abbiano capito di aver sbagliato".
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A proposito dei rossoneri, il brasiliano ha parlato anche delle difficoltà che ha vissuto durante il suo periodo in panchina: "Certe situazioni le ho vissute, anche se l'allenatore l'ho fatto poco. Ho cominciato col Milan in un momento particolare: Kaká era stato venduto, Maldini aveva smesso. Insomma, parecchie novità. Iniziai l'annata senza vincere per 5-6 partite. Tutti mi invitavano a non condividere con i calciatori scelte o sistemi di gioco e io invece andavo in palestra e dicevo... 'giochiamo in modo spericolato e rischiamo'. In realtà i difensori non volevano (sorride, ndr) ma col tempo digerirono l'idea. Vero, fu un azzardo, ma in tanti dicevano che il '4-2-fantasia' era bello e divertente. Tutto cominciò nella terza partita di Champions a Madrid, avevamo schierato una squadra molto sbilanciata in avanti e vincemmo 3-2. Mai successo al Bernabeu...".
I suoi miti - "Ho avuto la fortuna di giocare col Flamengo che ha vinto tutto e ho esordito in quella squadra. Zico era il simbolo, il campione a cui mi sono ispirato. Perché Zico aveva umiltà e tutti lo ammiravano".
San Siro - "Giocare a San Siro ti crea ansia, è una sollecitazione non facile da reggere. Ma da allenatore o dirigente tocca a me capire come il calciatore possa liberarsene. E comunque la pressione non c’è solo a San Siro ma da tutte le parti. Ci sono addirittura giocatori che preferiscono partire dalla panchina per essere più tranquilli".