Il nuovo acquisto si è presentato in conferenza stampa
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Kyle Walker si presenta ai tifosi del Milan: "Giocare per questo club è qualcosa di fantastico - le parole del difensore inglese in conferenza -. Era una grande ambizione per la mia carriera, provare una nuova esperienza. Ho pensato che questa fosse un'ottima opportunità per esprimere il mio talento. Se ho parlato con qualche ex Milan? Sì, ho parlato con uno dei grandi (rivolgendosi con lo sguardo a Ibrahimovic, ndr) prima di venire qua. Lui mi ha chiarito il concetto che la società vuole fare bene. Il Milan è andato a vincere la Supercoppa,e questo è un buon inizio. Le cose in campionato non stanno andando granché, in Champions invece sì e ci basta un solo punto per evitare i playoff. Io porto la mia esperienza e la mia leadership. Abbiamo i giocatori giusti, le figure dietro le quinte che stanno facendo le cose giuste per riportare questo club in alto".
Walker ha poi parlato della sua conoscenza dell'Italia e della Serie A: "Conoscevo chiaramente le grandi squadre, sin dall'infanzia. Quando le si guarda disputarle la Champions si vedono i tipi di giocatori che hanno giocato in Italia... Volevo vivere questo tipo di emozioni. C'erano tante altre squadre interessate, ma ho avuto la sensazione che fosse il momento giusto per venire qua. Zlatan è stato fantastico e volevo dimostrare di essere performante anche in Serie A e non solo in Premier. Perché proprio il Milan? Per la storia della società e anche per il progetto che Zlatan mi ha proposto".
Gli è stato chiesto anche di cosa avrebbe bisogno la squadra in questo momento: "Penso, in base a ciò che ho visto, della passione, della voglia di vincere. La pressione che dobbiamo mettere su noi stessi per vincere le partite. Poi ovviamente c'è la Champions, dove si gioca contro grandi squadre. Serve entusiasmo, leadership in campo. Zlatan ha parlato di cosa è successo tra Calabria e Conceiçao ieri, loro hanno dimostrato che ci tengono".
Il discorso si è quindi spostato sul chiacchierato bonus Champions League e sui trofei da lui vinti in carriera: "Chiaramente sarebbe un sogno che si avvera vincerla. Ho avuto già la fortuna di vincerla e perderla con il City. Ho vissuto entrambe le situazioni. Vi assicuro che è molto meglio essere applauditi che applaudire gli avversari, ma se ne parlerà più avanti, perché dipenderà dal nostro percorso in Champions. Bonus economico? No, gioco a calcio non per i soldi ma per la passione. Col City le cose non stavano andando bene, ed è questo uno dei motivi per il quale sono venuto qua, giocare di più e vincere tanti trofei. Con il City ho vinto 17 trofei, ma non mi fermo qui, anche se ho 34 anni. Preferisco vincere. Ve lo garantisco".
Da lui ci si attende che assuma un ruolo da leader: "È ciò che devo fare. Con la mia età, con la mia esperienza posso passare questo messaggio ai più giovani, ma non posso farlo da solo. Ci sono anche altri leader, ma forse c'è una mancanza di fiducia. Ci vuole costanza di risultato, è cambiato l'allenatore, ma credo che Conceiçao abbia delle buone idee, buone basi sulle quali costruire la squadra. A volte ci vuole disciplina, quel fuoco dentro che deve essere trasmesso agli altri e che forse ultimamente è un po' mancato. Spero che Loftus-Cheek, Tomori e Abraham possano avere fiducia in me. Spero che i miei compagni possano seguirmi in campo. Ho vinto tanto in carriera, ma vengo qui con l'auspicio di vincere tanti altri trofei con il Milan".
Domenica c'è il derby: "Ho già giocato contro l'Inter quest'anno contro il City in Champions. Sarà una partita diversa, perché a Manchester fu una partita a scacchi, avremmo potuto fare meglio ma giocammo bene quella sera. In base a ciò che ho sentito sarà una partita diversa, sarà una partita entusiasmante, ma l'ultima sfida nel derby abbiamo vinto in Supercoppa e loro cercheranno la rivincita. È una questione di mentalità, dobbiamo cercare di dare il massimo in quella partita, non solo per noi stessi, per la classifica, ma anche per i nostri tifosi".
Poi un giudizio su Leao: "Per Rafa credo che la qualità parli da sola. Poi cc'è ciò che ho visto in allenamento, anche in Champions quando ero a Manchester, ma anche ciò che sentivo da Dias e Silva al City. Lui ha tutte le qualità, ora sta a lui essere uno dei migliori al mondo. Questa squadra ha tanta qualità, tutti i giocatori ne hanno, sennò non giocherebbero. Ci vuole un minimo di presunzione, ma non di arroganza".
Discorso simile per Theo Hernandez: "Contro Theo ci ho giocato con la Nazionale. È un top player e le statistiche parlano da sole. Questo per altro dovrebbe essere solo l'inizio per lui, visto che ha 27 anni. La stessa età di quando io sono arrivato al City. Io credo che questo sia il periodo più importante per un difensore, l'apice della carriera, perché si usa molto di più la testa, sia in fase offensiva che difensiva. Se lui avrà bisogno di consigli sono a disposizione, ma spero di essere complementare con Theo. L'importante è la squadra, non i singoli. I singoli si metteranno in mostra quando staranno bene".
Infine il primo approccio con Conceiçao: "Lui è contento che sia qui ed io devo dimostrare di essere un buon calciatore. Lui ed il suo staff tecnico si sono messi a disposizione, così come la società, che mi ha accolto a braccia aperte. Devo ringraziarla per l'accoglienza e per aver fatto sì che sia tutto così semplice. Ora tocca a me rispondere sul campo".
Il numero 32: "Per David Beckahm, è un'icona per me. Ho visto che era libero e l'ho preso. Poi contiene il numero che ho avuto spesso nella mia carriera, cioè il 2".