Chiacchierata di Repubblica con Carmine Villani, ad di MFO, partner del gruppo arabo nella fallita trattativa per l'acquisizione del club di via Aldo Rossi
Al Ardhi, presidente operativo di Investcorp © Getty Images
Visto così, in fondo a un mercato che più povero non avrebbe potuto essere, è un po' come sparare sulla croce rossa. Noi avremmo fatto, noi avremmo messo, senza riscontro alcuno, ovviamente, perché un riscontro non è possibile averlo. Fatto sta che nella chiacchierata tra l'ottimo Enrico Currò di Repubblica e Carmine Villani, finanziere italo-americano, ad di MFO, partner di Investcorp nel tentativo, poi fallito, di acquisizione del Milan, qualcosa di interessante viene fuori eccome. A partire, appunto, dai progetti che il gruppo arabo aveva in mente per un rilancio in grande stile del club rossonero. Ecco, quindi: "Non posso entrare nei dettagli, ma posso confermare che la nostra cordata si era impegnata sia ad acquisire tutte le quote di maggioranza del Milan sia a garantire il successivo investimento sul mercato di 300-400 milioni, per riportare subito la squadra al livello più alto d’Europa, come la sua storia merita. Era tutto “equity”. Se Elliott avesse voluto, gli avremmo lasciato quote di minoranza".
Il che chiarisce qualche dubbio, legato ad esempio al ruolo che sarebbe stato lasciato a Elliott (all'epoca proprio l'indisponibilità a lasciare quote all'ex proprietario sembrava essere stato il nodo decisivo, ndr), e ne alimenta un altro. Ad esempio: perché i Singer avrebbero preferito la cessione a Cardinale, costretto poi a chiedere un prestito, il famoso vendor loan, invece di chiudere l'affare con Investcorp, primo a interessarsi al Milan e pronto a saldare cash la trattativa? La risposta più semplice porta dritto ai 42 milioni annui che Red Bird sta pagando di interessi a Elliott, ma la questione potrebbe non essere tutta qui. Tanto che, in effetti, è in corso un'indagine per capire meglio in che modo si sia arrivati al passaggio di proprietà del Milan.
Questo però è un altro discorso e in fondo non sta a noi dare risposte nel merito. Altro sono le parole di Villani, il progetto di Investcorp, il piano da 300-400 milioni per il rilancio del Diavolo al più alto livello europeo. Uno sport un po' tardivo, leggendolo adesso, e forse nemmeno troppo realistico per almeno due motivi. Il primo, ineccepibile, è che sotto la lente della Uefa alla voce Fair Play Finanziario il Milan non avrebbe potuto investire tanto sul mercato (a meno di sconosciuti inserimenti di mega-sponsor pronti a far esplodere i ricavi); il secondo è che, almeno per quel che risulta a noi, il budget del gruppo arabo per il rafforzamento della squadra sarebbe stato, nel primo mercato disponibile, di 70 milioni. Una cifra molto lontana dai 300 di cui sopra, ma comunque maggiore dei 50 in effetti spesi da Red Bird la scorsa estate.
Chiedersi oggi che Milan sarebbe, ad esempio, con acquisti diversi, è niente più che un giochino. Ma se da Botman e Renato Sanches, obiettivi dell'era ante-Investcorp, si è poi passati a De Ketelaere e compagnia bella il motivo è banalmente stato la mancanza di soldi a disposizione (e qualche ritardo di troppo, ad esempio nei rinnovi di Maldini e Massara, ndr). Fatto sta che il gennaio rossonero è stato magro come non mai. Non diverso da quello di altri prestigiosi club (per motivi diversi Juve e Inter), ma forse al di sotto delle possibilità di una società che negli ultimi anni ha lavorato tanto e bene per migliorare i conti. E d'altronde, se sostenibilità doveva essere con Elliott, di sostenibilità si continuerà a parlare fino a quanto Elliott sarà il partner principale di Red Bird. Il resto è storia, una promessa non mantenuta, parole fuori tempo massimo. E le parole, si sa, volano via.