Due sconfitte e un pareggio contro Juve, Psg e Napoli hanno tolto tutte le certezze ai rossoneri, che devono fare i conti anche con una lunga lista di infortuni
di Marco MugnaioliSette giorni fa il Milan era primo in classifica in Serie A, in corsa nel suo girone di Champions e con quasi tutta la rosa disponibile, oggi dopo una settimana da incubo il mondo rossonero sembra capovolto e la squadra di Pioli esce dal trittico Juve-Psg-Napoli con le ossa rotte. Due sconfitte e un pareggio in rimonta che sa di sconfitta che hanno un minimo comune denominatore perché in tutte e tre le sfide il Milan ha “regalato” qualcosa agli avversari (un uomo con la Juve, due gol con Psg e Napoli) per difetti di filosofia di gioco o per errori individuali (Pellegrino e Maignan ieri sera) che a questo livello si pagano carissimi e che sono costati la vetta della classifica e la probabile eliminazione dalla Champions.
Al netto della rimonta subita che lascia l’amaro in bocca, la prestazione del Maradona è stata buona come lo era stata contro la Juve nel primo tempo prima del rosso a Thiaw, ma i risultati che non arrivano rallentano il processo di crescita di una squadra giovane e ancora in cerca di sé stessa. E creano nervosismo all’interno dello spogliatoio e… dell’infermeria, perché quello dei continui infortuni è proprio il primo freno alla maturazione definitiva di una squadra che paga l’inesperienza e la poca cattiveria in fase realizzativa, ma anche e forse soprattutto la mancanza di alternative.
Il gol che rimette in partita il Napoli nasce da una leggerezza in chiusura di Pellegrino, entrato dopo il forfait di Kalulu, “che non doveva giocare” come ha detto Pioli nel post partita ma che è partito titolare per il ko di Kjaer nel prepartita (Thiaw era squalificato, ndr). A centrocampo con il nuovo 4-3-3 l’assenza di Bennacer pesa ancora di più e perdere Loftus Cheek proprio prima della sfida alla Juve è stata una tegola che si è rilevata pesantissima. L’elenco potrebbe continuare (Pulisic a Napoli era tra i migliori in campo ma è stato sostituito al 45’ per un affaticamento) e sembrerebbe logico poter parlare di sfortuna, ma ormai sono almeno tre stagioni che la squadra di Pioli è costantemente decimata da infortuni di ogni genere e alla lunga non può essere solo un caso.
A proposito del tecnico, che per giorni è stato accusato di arroganza da chi lo critica per la poca propensione ad adattarsi al gioco degli avversari, nel primo tempo è stato bravo e pronto a trovare le contromisure alla fase di impostazione degli azzurri, ma poi ha forse pensato di averla chiusa troppo presto dopo un primo tempo dominato (“Pulisic? Non abbiamo voluto rischiare”) e nella ripresa non è stato altrettanto lucido e pronto ad adattarsi al nuovo Napoli pensato da Garcia. Poi a 10’ dalla fine le due sostituzioni che hanno lasciato un po’ tutti a bocca aperta, Giroud e Leao compresi, che più volte hanno chiesto a Pioli il perché di un cambio che nessun tifoso rossonero avrebbe previsto in quel momento.
Il nervosismo di due dei fedelissimi del tecnico è stato evidente, come lo era stato quello di Calabria nel dopo-partita di Parigi, ma altri elementi chiave della squadra stanno tradendo anche in campo. Theo Hernandez da settimane ormai è irriconoscibile e non è solo colpa del nuovo modulo che lo accentra maggiormente e se oltre a non capitalizzare con cattiveria le occasioni create (Leao non segna da oltre un mese) anche Maignan prende gol da 30 metri sul suo palo, portare a casa la vittoria diventa davvero complicato.
Nervosismo, infortuni e giocatori non al meglio, ma il Milan ora ha bisogno di lavorare, ritrovare certezze e compattarsi perché se il cammino europeo è quasi compromesso la vetta della classifica dista soltanto tre punti e il calendario da ora in poi sorriderà ai rossoneri, che nelle prime 10 giornate hanno già affrontato tutte le big a parte l’Atalanta. Il bottino di punti (22) dice che le basi sono solide, a Pioli il compito di ridare serenità e consapevolezza alla squadra e allo staff medico quello di tirare fuori al più presto qualcuno dall’infermeria.