La partita con la squadra di Zanetti è già un appuntamento che può dire molto sul futuro dei due allenatori
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La famosa "fatal Verona" è un'espressione inevitabile ogni volta che il Milan viaggia da quelle parti. Due scudetti persi in modo incredibile nel 1973 e nel 1990 (con la complicità dell'arbitro Lo Bello jr.), hanno fatto diventare il Bentegodi una sorta di incubo a tinte gialloblù. Questa volta non c'è nessun titolo in ballo e nemmeno, forse, la speranza di potersi avvicinare alle zone che portano al tricolore. C'è però lo stesso un'aria pesante dopo il pari interno con il Genoa, la contestazione durante la festa di compleanno della società e la sensazione di non riuscire bene a capire quale sia il destino della stagione in corso.
Al Milan non manca solo una coerenza di gioco e di risultati. Manca la speranza di poter intuire quali siano le logiche che lo muovono, a livello societario e tecnico. E' questa atmosfera rarefatta, questo senso di incertezza che sta innervosendo i suoi tifosi. La partita di stasera non assume un significato concreto solo da una parte. Dall'altra c'è una squadra totalmente invischiata nella lotta per non retrocedere, con un allenatore con la fiducia a tempo, che si è salvato solo perché è riuscito a battere il Parma nell'ultima giornata.
Fonseca, a parole, è sempre difeso dai suoi dirigenti, ma la domanda che aleggia costantemente sulla sua testa è sempre la stessa: "Fino a quando?". Una brutta figura al Bentegodi arriverebbe alla fine di un percorso che vede i rossoneri viaggiare a ritmi più che discutibili in campionato. L'impressione è che il cammino in Champions, che può portare il Milan direttamente agli ottavi, stia salvando la panchina del portoghese. Le accuse, oltre alla posizione in classifica, sono relative a un'ancora poco comprensibile gestione tecnica. In molti hanno l'impressione che, per vedere la squadra applicare le idee del suo allenatore sul campo, non sia più solo una questione di tempo, ma che le logiche secondo cui dovrebbe esprimersi questo gruppo non siano ancora chiare a nessuno.
Poi c'è l'aspetto della gestione. La scelta di non guardare in faccia a nessuno, quando c'è da scegliere l'undici titolare, sarebbe considerata una prova di grande carattere per altri allenatori. Nel caso di Fonseca c'è l'impressione che si sia sempre un po' prevenuti nel valutarlo. Diventa quindi oggetto di ironie quando decide di lasciare a riposo qualche big e puntare su giocatori giovani che possano metterci quella voglia che non vede nei potenziali titolari.
Anche a Verona, spazio alla linea verde. Questa volta ci sarà Terracciano ad accompagnare Fofana in mediana, Jimenez confermato a sinistra in difesa al posto di Theo, Chukwueze a destra tra i trequartisti (con Reijnders avanzato in mezzo e Leao a sinistra), dietro ad Abraham (al posto di Morata fermato dalla tonsillite). Pronti a entrare altri due giovanissimi apprezzati da Fonseca come Liberali e Camarda. Il portoghese si gioca molto e, come sempre, vuole provare a uscire da questa complicata situazione a modo suo.