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Il fondo arabo interessato al Milan si occupa anche di immobiliare e potrebbe correre da solo. L'Inter cosa farebbe?
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L'interesse di Investcorp per il Milan può portare a ulteriori riflessioni nella vicenda del nuovo San Siro, ancora alle prese coi passaggi dello studio di fattibilità (che rossoneri e Inter dovrebbero presentare in estate) e del dibattito pubblico (che compete al Comune di Milano). Sembra logico pensare come nella valutazione che Elliott fa del Milan, circa 1,1 miliardi di euro, sia compreso anche il progetto del nuovo stadio ma visto che tra gli asset di cui il fondo arabo si occupa c'è pure il settore immobiliare, l'idea di un impianto da costruire senza l'Inter non è un azzardo.
Sono ragionamenti che vanno molto oltre la situazione attuale, ripetiamo che al momento Investcorp sta solo trattando il Milan e prima della eventuale chiusura mancherebbero diversi passi burocratici e di tempistiche, eppure uno stadio di proprietà di sola competenza rossonera sarebbe pienamente in linea con le idee di una nuova dirigenza. Non bisogna dimenticare che quando il Milan era stato accostato a Vuitton, la famosa "cittadella del lusso" legata al nuovo impianto era tra i punti chiave dell'intero affare: idea facilmente replicabile anche con Investcorp, visti gli investimenti del fondo in diversi marchi di prestigio, non solo di moda.
Com'è logico che sia, al momento in casa Milan e in casa Inter la questione interessa il giusto nel senso che i due club dal 2019 sono sempre stati a stretto contatto per il nuovo San Siro e sarebbe inutile fasciarsi la testa prima del tempo. Questo al netto di eventuali nuove dichiarazioni del Comune di Milano, visto che il progetto Populous della Cattedrale negli stessi spazi dove è posizionato ora San Siro è quello preferito dalle due società. Non bisogna scordare come qualche mese fa, quando era l'Inter al centro delle voci di una possibile cessione, il sindaco Sala aveva gelato tutti così: "Non posso affidare un quartiere per un così lungo periodo a realtà di cui non è certa la proprietà futura". Non a caso sullo sfondo resta sempre viva l'ipotesi Sesto San Giovanni, con il sindaco Di Stefano che ha lasciato le porte spalancate.