Anche il portiere francese fatica a spiegare l'approccio horror dei rossoneri
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Le settimane di lavoro senza impegni europei non hanno portato i frutti sperati in casa Milan. Sergio Conceiçao, che imputava anche al calendario i mancati passi avanti dei rossoneri, deve arrendersi alla realtà: la squadra continua ad avere i soliti difetti. Il problema più grosso, lo dicono i fatti, risulta essere l'approccio negativo alla partita, ormai una costante per Maignan e compagni. Con il tecnico portoghese in panchina, il Milan è andato sotto di due gol in ben otto match tra Serie A, Champions League e Supercoppa Italiana. E solo in due occasioni è riuscito il miracolo di ribaltare la partita. A Riad, nell'epica vittoria sull'Inter, e col Lecce dell'ex Giampaolo.
Il dato, già di per sè molto grave, è andato peggiorando, visto che tale scenario si è verificato in ben tre delle ultime quattro uscite in campionato. "Magari è una cosa mentale, perdiamo la fiducia quando inizia la partita e prendiamo gol: a volte possiamo riprenderla ma non sempre. Dobbiamo trovare l'equilibrio per essere efficaci" la spiegazione di Maignan che però non ha fatto grande chiarezza.
Più in generale le partenze ad handicap nella gestione di Conceiçao sono state numerose: in 22 partite, il Milan è andato sotto dopo il fischio d'inizio in ben 13 occasioni. Un andamento sconfortante che non ha permesso ai 19 volte Campioni d'Italia di rimontare in classifica. Classifica che vede i rossoneri adesso noni, fuori da ogni competizione europea e dagli ottavi della Coppa Italia 25/26 (adesso il Milan sarebbe ammesso solo ai trentaduesimi). A rimetterci saranno i conti del club e Conceiçao, destinato a salutare a fine stagione. La società ha già deciso e i risultati le stanno dando ragione.