Il rapporto di un medico legale metterebbe in dubbio le responsabilità degli imputati, ma secondo chi indaga "non c'è alcuna svolta"
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C'è una potenziale svolta nel caso riguardante la morte di Diego Armando Maradona. Dal rapporto di un medico legale, che ha redatto una perizia su richiesta di uno degli imputati (il neurochirurgo Leopoldo Luque), emergerebbero alcuni dubbi sulle effettive responsabilità degli otto operatori sanitari finiti sotto processo in Argentina e che rischiano una pena detentiva dagli 8 ai 25 anni.
L'esperto forense Pablo Ferrari sarebbe giunto alla conclusione che il battito cardiaco rapido e irregolare di Maradona fosse di origine naturale o derivante da un fattore esterno, forse una droga di cui la leggenda del Napoli aveva abusato in passato. Risultati che sarebbero in contraddizione con quelli presentati da una commissione medica di 20 membri incaricata di indagare sulla morte del Pibe de Oro, che ha invece puntato il dito contro l'equipe che lo seguiva nelle ultime settimane di vita. Otto persone nei confronti delle quali il 4 giugno prenderà ufficialmente il via il processo.
"È una svolta radicale nel caso", ha dichiarato ai media locali Vadim Mischanchuk, l'avvocato difensore della psichiatra di Maradona, Agustina Cosachov. La procura ha tuttavia criticato la perizia di Ferrari, redatta in appena 72 ore, e lo ha accusato di aver tralasciato quattro anni di prove in favore di "una minima parte di prova presentata dalla difesa". "Non c'è alcuna svolta nel caso", hanno dichiarato in merito gli inquirenti.