"A Manchester i problemi ci sono ancora, il tempo è stato galantuomo"
Stoccate, riflessioni e chiarimenti. José Mourinho ha rilasciato una lunga e interessante intervista a L'Equipe parlando del suo recente passato, del rapporto tra giocatori e allenatore e delle voci di mercato sul suo futuro. "Sullo United il tempo è stato galantuomo e ha dato le sue spiegazioni - ha spiegato -. Non sono stato vittima di Pogba, i problemi ci sono ancora". Poi sulle indiscrezioni che lo danno vicino al Psg: "Impossibile, non si può allenare un club che ha già un allenatore".
Il futuro dello Special One, dunque, non sarà a Parigi. "Posso parlare se in un club c'è una porta aperta - ha spiegato -. Il PSG è un club di dimensione mondiale con dei giocatori di livello mondiale". "Non ha ancora vinto a livello europeo, questo è un dettaglio molto importante - ha proseguito -. È la stessa cosa che dico quando si parla di allenatori. Puoi avere grandi qualità, ma se alla fine della carriera non hai vinto a livello europeo, ti manca qualcosa". "Il PSG è in questa fase: come Juventus e Bayern domina nel proprio campionato, ma è subito dietro ai top club europei", ha continuato.
Poi un paragone con lo United: "Non so se è un club più strutturato dei Red Devils, non conosco nel dettaglio. Il Manchester United è un club con una storia incredibile. E con delle ambizioni che sono in sintonia con il suo glorioso passato, ma non con il suo potenziale di oggi". "Nove o dieci mesi fa dissi che, dopo aver vinto 8 campionati, il secondo posto in Premier League con lo United è stata una delle imprese più importanti della mia carriera - ha aggiunto, lanciando una frecciatina ai media e ai critici -. Oggi tutti hanno capito il perché". "Sul Manchester United ho la sensazione che non serva parlare, il tempo ha dato le sue spiegazioni, non c’è bisogno che ne parli l'ex allenatore - ha continuato lo Special One -. Sullo United posso dire solamente due cose. Uno, che il tempo è stato galantuomo. Due, che i problemi ci sono ancora". "Io vittima di Pogba? No - ha precisato ancora sull'argomento Utd -. I problemi ci sono ancora. Voi potete ipotizzare che siano i calciatori, l’organizzazione, le ambizioni, io posso solamente dire che non posso rispondere 'sì' se voi mi chiedete se Paul sia stato l'unico responsabile".
E proprio sul rapporto allenatore-giocatore si sposta poi la riflessione dello Special One. "Oggi non puoi più comunicare come vent'anni fa all'interno di uno spogliatoio - ha spiegato -. Oggi alla fine di una partita o di un allenamento, la prima cosa che fanno i ragazzi non è più fermarsi mezz'ora nello spogliatoio a parlare con i propri compagni. La famiglia, gli amici e l'entourage sono lì a portata di clic". E anche la gestione dello spogliatoio non è più quello di qualche anno fa: "Al di là della tecnologia, il mondo è cambiato dal punto di vista umano. Per un giocatore è più difficile rimanere concentrato sul suo lavoro e avere bene in testa che il calcio è la cosa più importante della sua vita professionale". "I giocatori oggi hanno molti diritti - ha aggiunto -. Il compito di un allenatore è far comprendere che esistono anche dei doveri, in primis nei confronti dei tifosi". "È ancor più nei confronti dei giovani che vorrebbero essere calciatori professionisti, ma non hanno il talento - ha proseguito Mou -. Quando hai il talento e giochi per un club importante, devi farlo con passione. L'ambiente esterno non può trasformarti al punto di perdere quella passione a 23-24 anni. È compito del club, attraverso il lavoro dell’allenatore, creare una sorta di protezione".
Infine qualche riflessione sui segreti per innovare il gioco e far rendere al massimo i calciatori. "La vera innovazione non è la tecnologia - ha chiosato Mou -. Tu puoi avere l'ultimo dal modello di drone o GPS, ma ciò che fa la differenza è quello che noi chiamiamo 'know how'". "Molti allenatori si nascondono dietro la tecnologia, ma il vero segreto non sta lì - ha spiegato -. Quando lavoro penso sempre: allenamento di qualità". "Avere un allenamento di alto livello è un diritto per ogni calciatore - ha aggiunto -. Il mio dovere da allenatore è mettere a loro disposizione questo tutti i giorni. Regola d’oro. Se tu sei un allenatore, cosa vuoi che dicano di te i tuoi calciatori? Che sei un grande allenatore!". "Alla base di tutto c’è quello che si fa sul campo - ha concluso Mourinho -. L'essenza del nostro mestiere, la nostra passione, è sul campo. È lì che tu devi fare la differenza".