Alle spalle di azzurri e rossoneri un'Inter inzaghiana ancora indecifrabile
di Bruno Longhi
Il campionato si ferma recitando una classifica simile, nel podio, a quella dei “mitici” anni Novanta, per l’esattezza dell'89/90, stagione del secondo scudetto azzurro dell’era maradoniana: primo Napoli, secondo Milan, terza Inter. Una coincidenza o qualcosa di più ? La domanda è lecita, ma la risposta ovviamente non c’è. Meglio soffermarsi per il momento sulle convincenti prestazioni delle prime della classe. Cominciando dal Napoli , 7 vittorie su 7, il cui saldo è decisamente in attivo grazie alle palle inattive che decidono la sfida del Franchi e permettono alla squadra di Spalletti di avviarsi in solitaria e a punteggio pieno verso la sosta per la Nazionale. Soffre nel primo tempo più per merito della viola che per demeriti propri. Ma il rigore di Insigne , ribadito in gol da Lozano, e lo stacco imperioso di Rrahmani, valgono il ribaltone protetto poi fino al traguardo con pochi affanni, con autorevolezza e pragmatismo. Ciò che serve per pensare in grande. La Fiorentina, come già contro l’Inter, si spegne nella ripresa. Ma stavolta ha il merito di essere resuscitata nei minuti finali.
IL MILAN HA UNA MARCIA IN PIU'
A Bergamo, il Milan vince una partita che più intensa non si potrebbe, giocata su ritmi da Premier e lottata con grinta e determinazione da ambo le parti per la conquista di ogni pallone , di ogni centimetro di campo. La squadra di Pioli beneficia di due harakiri dei nerazzurri e dell’uscita prematura di Pessina, sostituito da Gasperini con una mossa sicuramente azzardata : dentro Pezzella che non entrerà mai in partita. Ma il Milan ha una marcia in più. Gioca il calcio dei forti. Di chi è consapevole della propria superiorità. Tutti in palla, tutti in forma smagliante, a cominciare da Maignan per finire a Leao, autore dello splendido terzo gol, e con una citazione di merito all’imprescindibile Tonali. A Pioli mancherebbe il centravanti di peso, di stazza. E il riferimento non è del tutto casuale. E la sosta sembra proprio arrivare al momento giusto.
L'INDECIFRABILE INTER DI SIMONE INZAGHI
Alle spalle del tandem di testa c’è l’indecifrabile Inter di Simone Inzaghi. Anche a Reggio Emilia, contro il Sassuolo, ha saputo ribaltare il risultato grazie ai cambi, decisivi per correggere il risultato e l’andamento della gara. Ma quando si corregge significa che sono stati commessi degli errori. Come l’impiego dell’ancora spaesato Dumfries, che fa rimpiangere non solo Hakimi, ma anche Policano e lo strepitoso Candreva.
ROMANE IN CONTROTENDENZA DERBY
Sette giorni dopo il derby vanno in controtendenza le romane. Fa notizia la caduta fragorosa della Lazio a Bologna, in una partita in cui Mihailovic vara la difesa a tre.Tre come i gol che i giovani rossoblù rifilano ad un avversario sempre alle corde dal primo all’ultimo minuto. La squadra di Sarri ha comunque l’attenuante di essere stata, tra le reduci del giovedi europeo, quella che ha riposato di meno: aveva finito per ultima, ieri, ha iniziato per prima. E difatti e’ l’unica che ha perso. Del Napoli si è detto, mentre sulla Roma c’è ben poco di nuovo: se in campo c’è Pellegrini-assente nel derby- è tutta un’altra musica. E a proposito di musica, concordo con Mourinho quando chiede che la squadra possa entrare in campo sulle note di “Roma, Roma, Roma”, ieri intonato, ma sola a cappella, dagli spalti dell’Olimpico. Lo dico semplicemente perché l’inno imposto alla serie A dalla Lega calcio mi suona come una banale imitazione di quello della Champions. Molto più pomposo ed emozionante.