Da quando Aurelio De Laurentis è alla guida del Napoli, nessuno è riuscito a rimanere più a lungo sulla panchina del club partenopeo di Walter Mazzari. Il tecnico toscano ha guidato gli azzurri per quattro stagioni e ora, a distanza di qualche anno, è tornato a parlare del suo rapporto con il club in un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport. "Voglio solo dire che con lui ho avuto un rapporto stupendo. E se fosse stato per De Laurentiis sarei rimasto tanti anni ancora, come si usa in Inghilterra. Però, lo dissi anche a suo tempo, dopo quattro anni se non cambi tutti i giocatori o non ne cambi tanti, diventi troppo prevedibile. È anche una questione di linguaggio. Pensai che fosse quello il momento di andar via - ha raccontato Mazzarri -. Io sono uno stakanovista, quando lavoro sono un martello, anche per questo mi sono concesso delle pause. Lui mi chiamava, almeno i primi tempi, alle 6 del mattino, massimo le 6.30, e mi faceva un favore. Alle 9 ero già al campo per l’allenamento e il confronto era stato pieno, completo. Con lui avevo un rapporto diretto, gli spiegavo cosa avrei fatto, insomma trovammo una sinergia importante".
L'allenatore livornese è tornato a parlare anche dell'"ansia" che il presidente incuteva con le sue telefonate: "Questo sinceramente non lo ricordo, però può anche essere che nei momenti di maggiore pressione... Ogni tanto è necessario fermarsi. Per riflettere, aggiornarsi, analizzare i cambiamenti del calcio. “Stai attento”, ripeteva Ulivieri all’inizio. “Ti sembra che il calcio sia sempre uguale, ma se non stai sveglio ogni quattro o cinque anni c’è sempre qualcosa di nuovo”. Devo dire che aveva ragione. Quindi è possibile che a Napoli avvertissi uno stress particolare, in fondo venivo da esperienze minori, avevo fatto Acireale, Pistoiese, Livorno, Reggina, Sampdoria. Non avevo vent’anni di carriera in grado di sostenermi. Non ero abituato alla pressione di una piazza così. Anni fantastici, però: sono arrivato e subito il record di Bigon. Se non sbaglio, 16 risultati utili con una squadra che avevo preso al sestultimo posto. Una cavalcata incredibile, il primo anno, poi il secondo, poi il terzo, poi il quarto, crescevamo sempre e siamo arrivati in Champions".