Il francese ha tre partite per svoltare ma De Laurentiis è in fibrillazione e cambierebbe allenatore se l'ex ct azzurro aprisse all'incarico
Verona, Union Berlino e Milan: Rudi Garcia ha tre partite e 270 minuti per meritarsi la conferma, arrivata ieri dopo le consultazioni del Napoli. Una fiducia a tempo che però non lenisce le ferite e che non tranquillizza Aurelio De Laurentiis, convinto di aver dato al tecnico francese una formazione tale da viaggiare su ritmi simili a quelli di Luciano Spalletti la scorsa stagione e che invece vede una squadra spenta e soprattutto già lontana dal vertice della classifica dopo sole otto giornate. Per questo se solo Antonio Conte, il grande sogno presidenziale, aprisse alla possibilità di accettare l'incarico, AdL cesserebbe gli indugi e procederebbe col cambio allenatore anche a stagione in corsa, cosa che non ama fare.
La conferma di Garcia infatti nasconde pure motivi economici, e in entrambi i casi c'entra il Decreto Crescita. Innanzitutto licenziando il francese si perderebbero i benefici coi quali la società risparmia al lordo sullo stipendio di circa 3 milioni di euro netti; allo stesso tempo i due anni di residenza all'estero (necessari per usufruire del decreto anche per l'ex ct azzurro) per Conte scatterebbero a inizio novembre, quindi un eventuale cambio in panchina sarebbe molto più conveniente tra un mesetto o giù di lì: i tempo coincidono, bene o male, con le tre partite date a Garcia per confermare la bontà del proprio lavoro.
A ogni modo la posizione del francese resta debole anche per via di una clausola inserita nel suo contratto triennale. Secondo il Corriere dello Sport, infatti, se il Napoli lo esonerasse entro il 30 giugno, poi non dovrebbe pagargli gli emolumenti delle stagioni 2024/25 e 2025/26.
Tante le alternative che si sono fatte nelle scorse ore, solo una sembra realmente concreta qualora ci fosse un ribaltone in panchina e Conte dicesse no: Igor Tudor. Il croato, finita l'esperienza col Marsiglia, tornerebbe volentieri in Italia dopo le esperienze con Udinese e Verona (oltre al ruolo di vice nella Juve di Pirlo): cercato anche dalla Salernitana, ha declinato proprio perché speranzoso di trovare una squadra dalle ambizioni più alte.