L’argentino festeggia i suoi 35 anni a pochi mesi dal ritiro dal calcio giocato. Ha lasciato ottimi ricordi ovunque sia stato: dal San Lorenzo alla Cina, passando per Napoli e Psg
Tutto sommato Ezequiel Lavezzi, che oggi compie 35 anni, è un ragazzo fortunato. Ha giocato tanti anni ad alto livello, ha vissuto in città bellissime, è stato ben voluto da tutti i suoi tifosi, ha vinto trofei in Argentina, Italia e Francia, ha giocato in nazionale con gente del calibro di Leo Messi. Ha anche fatto in tempo a ritirarsi poche settimane prima dell’esplosione della pandemia di coronavirus, chiudendo la sua carriera, contraddistinta da non solo dal suo talento col la palla al piede ma anche da carisma e spirito di adattamento, esattamente alle sue condizioni, senza rimpianti.
Nato a Villa Gobernador Galvez, nella provincia di Santa Fè, il 3 maggio 1985, El Pocho (chiamato così dai suoi fratelli sin da piccolo per la sua vivacità – simile a quella del loro cagnolino, che si chiamava Pocholo) si mette in luce già da ragazzino, con la maglia del Coronel Aguirre, un club della sua città. Il suo talento non passa inosservato e già nel 2000 c’è addirittura una società italiana che si rivela interessata: la Fermana. Il club marchigiano, però, è appena retrocesso dalla Serie B alla C1 e in terza serie non può acquistare giocatori extracomunitari. L’affare non si fa, Lavezzi torna in Argentina e va al Boca Juniors, ma l’esperienza nelle giovanili degli Xeneizes è così traumatica che Ezequiel pensa di lasciare il calcio, iniziando a lavorare come elettricista. A credere in lui, come Lavezzi stesso sottolinea nelle sue interviste, sono due procuratori, Eduardo Rossetto e Alejandro Mazzoni. Grazie alla loro intermediazione passa a un altro club di Buenos Aires, il Club Atletico Estudiantes (da non confondere con il più famoso Estudiantes La Plata), che gli restituisce l’amore per il calcio e lo fa esordire in prima squadra a 17 anni. Con una media più che interessante di 17 gol in 39 partite diventa di nuovo oggetto di interesse degli scout italiani e stavolta non ci sono problemi burocratici che tengano: il Genoa lo acquista nell’estate 2004, pagandolo un milione di euro. Per non ‘bruciarlo’, comunque, la società rossoblù lo lascia in Argentina per un anno, mandandolo in prestito al San Lorenzo. Il destino, però, gioca a Lavezzi un altro scherzo che gli fa pensare che l’Italia non sarà mai nel suo futuro. Nell’estate 2005, infatti, il Genoa appena promosso in A viene retrocesso d’ufficio in Serie C1 per illecito sportivo. La coppia d’attacco Lavezzi-Diego Milito, potenzialmente molto interessante, si scioglie prima ancora di nascere e il Pocho torna al San Lorenzo salutando ancora l’Italia.
Il terzo tentativo, però, è finalmente quello buono: dopo essere stato tra i protagonisti del Clausura vinto dal San Lorenzo nel 2007, Lavezzi viene ingaggiato dal Napoli, che lo paga 5 milioni di euro. È un affare: già alla seconda partita ufficiale, in Coppa Italia contro il Pisa, il Pocho segna una tripletta e i tifosi capiscono di trovarsi di fronte a un predestinato. È anche grazie a lui che il Napoli si inserisce stabilmente nei piani alti della classifica. La svolta successiva arriva quando, nel 2010, a Lavezzi viene affiancato Edinson Cavani. Nella stagione 2010/11 la coppia sudamericana trascina il Napoli al terzo posto, mentre l’anno successivo, in cui Lavezzi fa anche il suo esordio in Champions League, il duo è decisivo per la conquista della Coppa Italia (2-0 in finale contro la Juventus, con Lavezzi che si guadagna il rigore trasformato da Cavani per l’1-0). Dopo 188 presenze e 48 gol tra campionato e coppe, però, arriva una notizia che sconvolge i tifosi: il Paris Saint Germain vuole il Pocho, la società apre la trattativa e lo cede alla cifra di 30 milioni. Con i parigini, di cui diventa subito leader carismatico, Lavezzi gioca tre stagioni e mezzo con 161 presenze e 35 gol e soprattutto arricchendo la sua bacheca con tre campionati, altrettante Supercoppe nazionali, due Coppe di Lega e una Coppa di Francia. Per tre anni riformerà, in attacco, la coppia con Cavani, che farà la fortuna, almeno in Francia, del Psg. Nonostante il richiamo dell’Italia, soprattutto da parte dell’Inter, nel febbraio 2016 Lavezzi decide di tentare l’avventura nell’emergente (e decisamente remunerativo, dal punto di vista economico) campionato cinese. A ingaggiarlo è L’Hebei Cffc, che investe 6 milioni per il trasferimento e oltre 10 milioni all’anno per l’ingaggio. Il primo anno, d’ambientamento, è deludente (nessun gol in 10 partite), ma nel secondo Lavezzi prende le misure al torneo e firma 20 gol in 27 incontri, portando la sua squadra al quarto posto. Gioca altri due anni in Cina, senza mai cedere alle sirene di un ritorno in Europa, prima di ritirarsi ufficialmente a dicembre 2019. Nella sua ultima partita, giocata a fine novembre, segna anche il suo ultimo gol da professionista nell’1-3 contro il Guangzhou Evergrande allenato da Fabio Cannavaro. La notizia del ritiro, come spesso accade in tempi moderni, viene confermata dal diretto interessato attraverso i social, nel caso specifico Twitter: “Sarò per sempre grato a chi mi ha accompagnato durante questo viaggio – scrive il 13 dicembre 2019 -. Con grande gioia, dico addio alla più bella fase della mia vita: sono stato molto felice!”.
L’unico rimpianto di Lavezzi riguarda i risultati con la maglia della sua nazionale. L’oro olimpico vinto nel 2008 non basta a dimenticare la delusione per la mancata convocazione a Sudafrica 2010, l’eliminazione ai quarti nella Coppa America 2011 (Argentina sconfitta dall’Uruguay senza il Pocho, squalificato per somma di ammonizioni) e la finale dei Mondiali persa contro la Germania nel 2014. Ancora peggio i suoi capitoli finali, contraddistinti dalla doppia beffa nella Coppa America 2015 e nella Coppa America Centenario 2016, entrambe vinte dal Cile sulla nazionale albiceleste ai calci di rigore. Nel primo caso Lavezzi giocò subentrando nel primo tempo all’infortunato Angel Di Maria (le speranze argentine si spensero poi sul rigore sbagliato di Banega), mentre nel secondo il Pocho non potè neanche scendere in campo, essendosi rotto il gomito durante la semifinale dominata pochi giorni prima contro gli Stati Uniti. In ogni caso, Lavezzi ha giocato 51 partite per la nazionale argentina, segnando 9 gol (l’ultimo proprio nella sfortunata sfida contro gli Usa, prima di farsi male). A suo modo, un capitolo di storia recente della nazionale argentina lo ha scritto anche lui.