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Il Napoli, da fine gennaio, è un cantiere complice le assenze e la cessione di Kvara al Psg
di Arturo Calcagni© X
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Se in casa Napoli si respira una certa tristezza dopo l'ennesimo pari, la classifica parla chiaro: gli azzurri sono ancora in lotta per lo scudetto. I tre punti di distanza dall'Inter, seppur reduce dalla pesante vittoria in casa dell'Atalanta, sono recuperabili. A giocare per Di Lorenzo e compagni è il calendario, decisamente più agevole rispetto a quello dei nerazzurri (negli ultimi nove scontri solo Milan e Bologna sono configurabili come degli avversari davvero pericolosi) e forse l'unico impegno settimanale. Forse, perché nelle ultime settimane il Napoli sembra aver patito anche questo aspetto.
Da vantaggio a 'peso' mentale, la mancata partecipazione alle competizioni europee (o alla Coppa Italia) si sta rivelando un asso tutt'altro che a favore. Sarà la pressione psicologica di dover per forza fare bene nell'unica partita a disposizione, saranno le eccessive aspettative ma gli azzurri si sono trasformati in una squadra da metà classifica. Lo dicono i numeri, (cinque pareggi nelle ultime sette partite, niente vittorie in trasferta dal 18 gennaio) che evidenziano anche la chiara difficoltà del Napoli ad andare a segno. Le occasioni al Penzo sono arrivate (quindici tiri in porta, sette nello specchio), ma la sensazione è che le assenze davanti si stiano facendo sentire eccome.
Da una parte quella di Neres che ha tolto ulteriore imprevedibilità, dall'altra quella di Kvara, ceduto al Psg con troppa leggerezza dalla società e non sostituito adeguatamente. Fatto sta che da fine gennaio la squadra di Conte è diventata un cantiere visto il 'nuovo' 3-5-2 con alcuni interpreti, vedasi Raspadori, tornati improvvisamente centrali dopo una prima parte di stagione passata in disparte. I risultati? Otto gol nelle ultime sette partite. Troppo pochi per chi ambisce al Tricolore, anche se la matematica permette ancora di sperare.