Il pareggio con l'Udinese è il secondo di fila e gli azzurri falliscono l'allungo in vetta sull'Inter
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"Due indizi sono una coincidenza" diceva Agatha Christie. Ma in casa Napoli i due pareggi di fila contro Roma e Udinese sembrano più una "mezza prova" e un'altra occasione persa nella serrata battaglia per lo scudetto. Sprecata la chance di allungare sull'Inter prima del recupero con la Fiorentina, la banda di Conte ha fallito anche l'opportunità di portarsi momentaneamente a +6 dai nerazzurri in vista del secondo round contro la Viola dei Campioni d'Italia. Un mezzo stop che nell'immediato tiene ancora la vetta della classifica al sicuro, certo, ma che rischia anche di insinuare qualche tarlo pericoloso nella testa del gruppo azzurro e dare morale agli avversari.
Dopo la beffa nel recupero con la Roma, contro l'Udinese Lukaku e compagni si sono fatti subito raggiungere da Ekkelenkamp non solo per merito dei friulani, ma anche a causa di un'incertezza del tandem Juan Jesus-Mazzocchi. Errore che in un certo senso rappresenta lo specchio di una rosa con pochi ricambi di livello e a rischio in situazioni d'emergenza. Senza Buongiorno, Olivera e Spinazzola, al Maradona Conte ha ottimizzato gli uomini a sua disposizione per affrontare la squadra di Runjaic, ma le seconde linee questa volta hanno steccato, trascinando un po' nella confusione anche alcuni pezzi da novanta del calibro di Lukaku, Neres, Anguissa e Lobotka.
Nonostante un buon primo tempo giocato quasi tutto però dalla parte di Politano e senza la solita cattiveria agonistica per indirizzare la gara, nella ripresa gli azzurri si sono un po' disuniti in fase di possesso, affidandosi più alle giocate individuali che alla solita fluidità di manovra per cercare Lukaku in verticale e sfruttare il lavoro degli esterni e l'inserimento dei centrocampisti. Tema tattico che ha consentito all'Udinese di serrare le linee, giocare di rimessa con Atta, Thauvin e Lucca e di respingere senza difficoltà anche l'assalto finale con Okafor, Simeone, Raspadori e Ngonge tutti in campo insieme.
Mossa disperata che non ha modificato né l'inerzia della gara, né complicato i piani di Runjaic, attento a intasare le corsie e a sfruttare al meglio la fisicità dei suoi giocatori nei duelli in ogni zona del campo per trasformare la partita in tante mini-battaglie capaci di disinnescare la spinta, la qualità e l'organizzazione azzurra. Tattica che da una parte ha evidenziato le difficoltà a fare la differenza di chi è entrato nelle fila azzurre e dall'altra ha strappato qualche sorriso in casa Inter. Per l'obiettivo scudetto al Napoli serve la sua top 11, più cattiveria e un'altra intensità.