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L'ANALISI

Napoli: turnover e difesa, ecco le spine di Ancelotti

Molti cambi in tutte le partite per allargare la rosa degli "utilizzabili" con risultati opposti. E la coppia Koulibaly-Manolas...

27 Set 2019 - 13:01

L'incornata di Lucas Castro al tramonto di Napoli-Cagliari ha riproposto a furor di popolo il tema di quanto sia opportuno il turnover. Se vinci, ruotare gli uomini frammentando le energie su tutta la rosa, è un'idea brillantissima, se perdi è una inutile moda molto italiana. E sì che tra tutti i tecnici della Serie A, Ancelotti è il più internazionale avendo allenato in Francia, Inghilterra, Spagna e Germania, laddove i migliori giocano quasi sempre e le riserve attendono con pazienza il loro turno. 

Dalla trasferta di Lecce, sorvolata in scioltezza alla sconfitta casalinga di mercoledi, i cambi sono stati otto, lo stesso identico numero dal sontuoso 2-0 rifilato al Liverpool al 4-1 contro i giallorossi di Liverani. In attacco la rivoluzione ha toccato punte anche filosofiche, abiurando la coppia di pivot ammirati in Salento, Milik-Llorente, per quella fisicamente agli antipodi, formata da Lozano e Mertens, cambiando quindi in modo radicale l'approccio alla porta avversaria. Le conclusioni verso Olsen, 17, non sono certo mancate, più del triplo rispetto a quelle scagliate invece dai sardi verso Meret, numeri che spariscono di fronte all'evidenza del risultato.  

L'occhio della critica ha puntato il mirino in particolare sull'assenza di Fabian Ruiz, il metronomo del centrocampo azzurro, la cui statura, tattica e tecnica sarebbe ormai elemento imprescindibile. Ma anche sulla celebrata coppia difensiva di centrali Manolas-Kouliblay che non ha ancora trovato la giusta coesione, per colpe più del senegalese, alle prese con gli inciampi di una preparazione condizionata dagli impegni in coppa d'Africa, che del nazionale greco. 
 

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