Il presidente federale torna sull'addio dell'ex ct e svela: "Avrei potuto sostituirlo con Conte o Ranieri"
Gabriele Gravina e Roberto Mancini non si sono ancora stretti la mano, ma l'impressione è che sia solo questione di tempo. Lo ha fatto capire lo stesso presidente della Figc, a ormai quattro mesi dall'inattesa rottura con l'allora ct azzurro. "Ci riabbracceremo da soli, senza l'ausilio di intermediari. Nella vicenda non si è distinto a dovere l'aspetto tecnico da quello della sensibilità umana. Io ho condiviso con Mancini cinque anni, nei quali ho investito prima di tutto sul piano della relazione amicale e non mi aspettavo di trovarmi in difficoltà sul piano tecnico, come è accaduto lo scorso 16 agosto", ha detto ad Avvenire.
"Nella sua scelta, forse hanno prevalso appunto le fragilità umane, ognuno di noi in certi moment della vita avverte paure e preoccupazioni difficili da confessare... Roberto aveva già ricevuto altre offerte importanti, ma a quella di fare il ct dell'Arabia Saudita evidentemente non poteva rinunciarci", ha aggiunto.
Gravina è poi tornato sulla scelta di Spalletti: "C'erano diverse ipotesi, a partire da Antonio Conte. Claudio mi ha scritto un bellissimo messaggio. Tutti sanno che io adoro lo 'stile' Ranieri, tecnico eccellente, uomo paterno, carismatico e coinvolgente, ma aveva un impegno con il Cagliari. Visto che si era liberato il tecnico campione d'Italia quale prospettiva migliore se non lui? Luciano Spalletti è un grande motivatore, uno che ama il 'bel calcio' che è quello che gli italiani vogliono. E poi mi hanno sorpreso due aspetti che comunque sospettavo: la grande umanità che abbiamo visto anche nella festa annuale che organizza a Montaione in memoria del fratello scomparso e poi la sua totale dedizione al lavoro, quasi maniacale, di chi interpreta il ruolo del ct come quello dell'allenatore di club. I ragazzi della Nazionale se lo vedono arrivare agli allenamenti nelle loro squadre e con un'app li segue a distanza dandogli consigli e indicazioni utili per farsi trovare sempre pronti ad ogni convacazione".
Su Euro 2032: "Con Egitto e Arabia Saudita saremmo stati sudditi e non avremmo potuto competere. Avremmo sicuramente avuto grossi vantaggi economici e di relazioni internazionali, ma i "muscoli" degli arabi sono essenzialmente i soldi, e noi saremmo usciti pesantemente sconfitti nel confronto finanziario e specialmente sotto il profilo valoriale. Le ragioni dell`accordo per Euro 2032 sono essenzialmente tre: la Turchia ha rapporti di dialogo all`interno della Nato e buoni rapporti bilaterali con l`Italia, non esistono problemi diplomatici e casi tipo Zaki e Regeni, e poi l`accordo si basa su una gestione autonoma e parallela. Fra otto anni il nostro sarà un Paese diverso e migliore. E lo stesso sono convinto sarà anche per la Turchia".
Sulla polemica degli stadi dice: "Non siamo costruttori di impianti, ma questa è un`opportunità storica che ci siamo conquistati davvero sul campo. Esaurire Euro 2032 con 5 città sarebbe una sconfitta. Tre sedi, Milano, Torino e Roma sono già a posto, ma tutti sanno che Firenze sta partendo, Bari e Napoli sono interessate, Cagliari e Bologna sono due realtà molto avanti. Questi Europei devono funzionare da "elettrochoc nazionale".
Poi si toglie un sassolino dalle scarpe parlando dei due Mondiali mancati: "Non tiro rigori e non ero presidente in Russia. La memoria in questo Paese è sempre troppo corta, allora è bene ricordare che siamo l'unica Nazionale che ha portato alle fasi finali tutte le sue selezioni giovanili. L'Under 19 ha vinto gli Europei, l'Under 20 è vicecampione del mondo".