Nell'anniversario della coppa del mondo vinta dall'Italia la nostalgia non basta a spiegare l'affetto che ancora circonda quella nazionale
di Andrea Cocchi© Getty Images
Che cos'è che rende unica la vittoria del Mondiale del 1982? Nell'anniversario della vittoria italiana della coppa del mondo di 40 anni fa si è visto di tutto: docufilm al cinema, speciali in televisione, libri, rivisitazioni, interviste, ricordi, immagini, in una sorta di loop temporale capace di stimolare le facili corde della nostalgia in chi c'era e la curiosità, forse un po' infastidita, di chi, per questioni di età, ne ha solo sentito parlare.
Sì, ma perché abbiamo passato un mese circondati da eventi passati da quattro decadi? Solo un dovuto omaggio a un bellissimo momento vissuto dalla nostra nazionale? L'utopia di potere fermare il tempo e restare giovani per sempre? Perché nessun altro evento sportivo, e forse anche non sportivo, ha avuto un così forte impatto in termini di revival? Questa è l'unicità che rende eterna Spagna '82. I motivi sono tanti e tutti validi. Trama: un manipolo di calciatori sottovalutati, guidati da un commissario tecnico poco avvezzo alla finta cordialità e mosso da valori antichi che lo rendono odioso a trequarti della stampa italiana, parte per il campionato del mondo tra lo scetticismo generale. Pareggia tre partite nella fase iniziale mettendo in mostra un gioco scadente e si ritrova nel gruppo successivo a giocare contro le due squadre favorite per la vittoria finale. Il centravanti sembra un fantasma ed è reduce da un'ingiusta squalifica per un caso di partite truccate. Il commissario tecnico, tra gli insulti e lo scetticismo generale, continua a puntare su di lui, che lo ripaga con una tripletta contro una delle formazioni migliori della storia del calcio. L'attaccante si ripeterà in semifinale e in finale regalando la coppa alla sua nazionale, premiando la coerenza dell'allenatore e costringendo la stampa e l'opinione pubblica a un imbarazzante dietro-front. Titoli di coda.
Film stupendo, certo. C'è tutto: il riscatto, l'impresa, la forza di volontà di un gruppo solidissimo e tutto il resto. Ma c'è di più. C'è un Paese che usciva da anni tremendi, tra stragi (spesso impunite), omicidi, lotta armata, crisi economica e tutto quello che ha rappresentato la fine degli anni '60, tutti i '70 e l'inizio degli '80. Il decennio dell'edonismo si apre, in Italia, con la coppa alzata da Zoff verso il cielo di Madrid. Sembra davvero uno spartiacque, una cesura tra la paura e la voglia di vivere, di uscire di casa, di festeggiare. Poi c'è l'incredulità di fronte a un’impresa pazzesca. Chi c'era si ricorda perfettamente il senso di impotenza quando è diventato ufficiale l'abbinamento con Argentina e Brasile. Ci si aspettava di venire travolti, di essere umiliati. E invece l'Italia ha vinto entrambe le partite. Non c'è niente di più bello di una gioia inattesa, di vedere ribaltato un pronostico nefasto. L'impossibile che diventa realtà. Tutto questo è stato, è e sarà Spagna '82.
Era un calcio diversissimo. Stava già viaggiando a passo lento verso le perversioni attuali ma non era così invasivo come adesso. Per vedere una partita in diretta bisognava aspettare i mercoledì con le coppe europee. Il Mondiale era l'occasione d'oro per placare le voglie dei malati di pallone (e infatti non ci si perdeva nemmeno Austria-Algeria). Arrivare addirittura a vincerlo, quel meraviglioso trofeo dorato, non solo era inimmaginabile era semplicemente folle pensarlo. Ecco perché battere il Brasile e poi vincere la coppa del mondo è stato così bello.
E poi, sì, concedetecelo... l'effetto nostalgia. Chiunque abbia avuto l'età della ragione e sia stato, anche tiepidamente, appassionato di calcio (in molti casi anche senza nemmeno esserlo) si porta dietro il clima euforico e folle di quei giorni. A chi abbia vissuto quel Mondiale da malato di calcio, invece, Spagna '82 ha cambiato la vita per sempre. Per chi era un bambino non troppo piccolo o un adolescente, poi, c'è l'impatto folgorante e quasi mistico di unire una gioia così forte al ricordo di salotti pieni di persone amate che oggi, in molti casi, non ci sono più. E allora lasciatecela questa macchina del tempo virtuale, questo luogo dell'anima da visitare ogni tanto per ricordarci che siamo stati felici. Le immagini, lì dentro, scorrono continue e sono accompagnate da una canzone che scaldava i jukebox e le radio in quella estate di 40 anni fa: "Un lampo negli occhi, ciao. D'accordo fa male, ciao. Ma tu, dentro di me non muori più, azzurra, celeste nostalgia...".