Due attaccanti italiani in testa alla classifica marcatori spinge il ct verso una soluzione inedita
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Sono ormai anni che ci lamentiamo del fatto che in Italia non crescano più attaccanti. Colpa degli stranieri, dei vivai, della tattica. Si è cercata ogni genere di causa per spiegare l'estinzione di un ruolo fondamentale, soprattutto in chiave Nazionale. Poi capita che due punte italiane si ritrovino in testa alla classifica marcatori della Serie A. Inevitabile che, a questo punto, si pensi a come farli convivere. La Gazzetta dello Sport ha intervistato l'unica persona che possa decidere se farlo o meno: il ct Spalletti.
"La classifica marcatori parla chiaro. Sono due bomber nel vero senso della parola. E questa per me e per il mio lavoro è una gratificazione, più che una consolazione. Sono centravanti diversi. Per caratteristiche Retegui è una prima punta di posizione, Kean di movimento, quasi seconda punta per certe variazioni sul tema. E ovviamente sto solo provando a sintetizzare. Però sicuramente vedo un parallelo fra i due. Entrambi in questa stagione si stanno completando, a livello di crescita personale. Retegui dentro l’area resta un cecchino, controlla la palla, si gira e tira. Però è cresciuto nel gioco spalle alla porta. Come appoggia per i compagni, offre una sponda, viene incontro ad aiutare la squadra. Sempre di posizione, però più mobile, così dà anche meno punti di riferimento. Kean resta potenza unita alla tecnica, ma prima non era così finalizzatore, meno da area, più di movimento. In questo si è perfezionato, è migliorato molto nelle cose che gli mancavano, anche se nel primo controllo, rispetto a Mateo, ci mette ancora un pochino di più a sistemarsi la palla. Però, mentre a Retegui devi un po’ portarla, per farlo tirare, Kean se la porta in zona gol anche da solo, per cercare la porta".
Spalletti poi spiega l'evoluzione del centravanti della Fiorentina: "È l’eredità dell’essere stato un attaccante esterno. Nel Psg giocava così, nella Juve lo ha fatto, anch’io l’ho messo a sinistra. E lui è migliorato nel venire a ritagliarsi spazi in area. Visto il gol contro il Genoa? Segue il cross girandosi con il corpo e dà la frustata d’esterno. Un gol da Ibrahimovic, da Cristiano Ronaldo. E il gol contro l’Inter, di testa? Da centravanti puro. È passato prima davanti al difensore, per farsi vedere, poi è andato a “nascondersi”, poi è schizzato fuori per andare a segnare. È la prima cosa che deve saper fare un attaccante: nascondersi. Perché il difensore è comodo anzitutto quando vede palla e uomo, questo è solo un principio di massima, ma spesso funziona. Di sicuro l'ambiente in cui si trovano ora ha aiutato sia Moise che Mateo ma ci hanno messo del loro, sono stati bravi. Soprattutto a Firenze non vivacchi tranquillo se non fai il tuo dovere. Di sicuro Kean, che in Italia vediamo da più tempo, è maturato molto. Retegui, da quando l’ho conosciuto, mi ha sempre dato l’impressione di essere anche un buon soldato".
Poi la madre di tutte le domande: possono giocare insieme? "Sì, possono, anche per quello che ho detto prima, a proposito del fatto che stanno vivendo una stagione di maturazione calcistica e completando il loro repertorio abbastanza per diventare due punte top. Poi, dipende dal tipo di partita da giocare. Se giochi con il 3-5-2 e trovi una squadra con il blocco basso, che sta lì al limite dell’area, è più difficile trovare situazioni e sei più pericoloso se hai due punte da area di rigore. Provo a fare dei nomi, per esemplificare. Come esterni Dimarco e Cambiaso non sono come Kvaratskhelia e Politano, uomini che vanno sugli spigoli vicino alle bandierine e quando devi accerchiare l’avversaria saltano l’uomo. Così porti palla da una parte all’altra e fai saltare il banco. Se invece hai uomini più da tutta fascia che uno contro uno, non salti l’uomo ma vai per il cross, e allora con due centravanti come Retegui e Kean occupi meglio l’area. E una può essere poca, per andare a fare gol. Ecco, allora, che possono giocare insieme, sì. Con la Germania, per esempio, sarà diverso. Altro che blocco basso, ci salteranno addosso. E dunque Retegui e Kean insieme sono più un’arma da partita iniziata. Ma con i cinque cambi ci sono più chance di variare in corsa e a questa opzione si dà ancora poca importanza. Oggi il concetto di titolari e riserve è più relativo. Esagero? A volte il titolare è quasi meglio farlo giocare nell’ultima mezzora. Un tempo, prima di partite del genere, inseguivamo la convinzione di avere una prima punta che fosse una garanzia. A marzo, perlomeno oggi possiamo dirlo, arriviamo avendo alle spalle la fiducia della squadra, dell’opinione pubblica e dei tifosi di avere due attaccanti che sono certezze. O che comunque stanno dimostrando di poterlo essere. E tutta questa fiducia, poi, la sentono anche loro".