Per liberare il tecnico toscano va pagata la clausola: la Federazione si prende ancora qualche giorno per valutare la situazione
Tre milioni di euro è la distanza che separa Luciano Spalletti dalla panchina della Nazionale azzurra al posto del dimissionario Mancini. A tanto ammonta la clausola inserita in una scrittura privata firmata dal tecnico toscano al momento dell'addio anticipato al Napoli e da pagare nel caso quest'anno avesse allenato un'altra squadra. De Laurentiis, come ribadito nel duro comunicato pubblicato sul sito ufficiale, non ha intenzione di liberare gratis il suo ex allenatore che lo ha 'abbandonato' dopo avergli regalato lo scudetto e questa cifra la vuole. Senza se e senza ma. L'ha detto chiaramente a tutti gli interlocutori: al Presidente Gravina, agli avvocati, a chi cerca di mediare una situazione scomoda per tutto il calcio italiano. Dal canto suo la Figc non ha intenzione di pagarla, così come Spalletti. Dentro o fuori. Entro la fine della settimana. Il matrimonio Spalletti-Nazionale ha le ore contate. In tutti i sensi, che si faccia oppure no. Sotto il sole di Ferragosto, la Federazione ha deciso di schiacciare il tasto pausa. Non certo per grigliate o tuffi rinfrescanti, ma per attendere segnali da De Laurentiis. La situazione è ancora bloccata. E allora inizia a scaldarsi Antonio Conte: le quotazioni dell'ex Juve stanno salendo vertiginosamente nonostante l'allenatore pugliese chieda un ingaggio elevato.
Nel frattempo Spalletti ha raggiunto un accordo con la Federazione su tutta la linea. Anche sul numero di collaboratori (3, molti meno del predecessore Mancini) che lo affiancherebbero nell'avventura azzurra. L'Italia, forse tutta, non solo quella di via Gregorio Allegri, attende un rinsavimento, una fumata bianca dai mari del Cilento dove sullo yacht Deep Blue II il numero uno del Napoli sta trascorrendo questi giorni. In caso contrario, attenzione a quello che potrà succedere. Spalletti è nelle condizioni di firmare comunque un contratto con la Nazionale, salvo poi intraprendere una battaglia giuridica con il Napoli per cercare di dimostrare che l'Italia non è una squadra di club, che non può sussistere il patto di non concorrenza che prevede appunto il pagamento della clausola per liberarsi.
Insomma tutto gira intorno a quei 3 milioni o poco più che nessuno vuole pagare: non solo la Federazione, ma anche lo stesso Spalletti. Ma la Figc non può attendere troppo: le qualificazioni europee incombono (il 9 settembre la prima sfida con la Macedonia del Nord) e le preconvocazioni devono essere diramate almeno la prossima settimana (il 4 settembre è previsto il raduno a Coverciano). Quindi Gravina si tiene comunque in tasca l'altra soluzione. Che non è assolutamente un piano B ma, anzi, una scelta di primissimo livello. Per alcuni motivi anche superiore a Spalletti. Parliamo di Antonio Conte che ha già dato la sua disponibilità. Se qualcuno dovrà dare una mano all'Italia, chi meglio di lui? Con la pista che porta al tecnico toscano quasi compromessa, la strada per l'ex Juve è spianata. Per lui si tratterebbe di un ritorno dopo l'avventura agli Europei del 2016, conclusa ai quarti di finale nella sfida alla Germania conclusa ai calci di rigore. Dicevamo spianata, ma bisognerebbe risolvere la grana ingaggio, sicuramente più elevato di quello richiesto da Spalletti. Conte non andrebbe sotto i 6,5-7 milioni di euro, comunque la metà di quanto gli garantiva il Tottenham nella sua ultima avventura inglese.