Il 6 aprile 1997, 23 anni fa, i bianconeri di Lippi davano una lezione di calcio alla squadra di Sacchi, giunta a fine ciclo. Ma non è l'unica sfida dal risultato storico
Spesso ci si ricorda di una partita non solo per le squadre impegnate sul terreno di gioco ma anche e soprattutto per il risultato, fino a che questo non diventa parte integrante nell'esercizio mnemonico. Chiaramente, il gioco funziona se il punteggio è di quelli significativi, non basta certo un 1-0 o un 2-1. E così, se un “Te lo ricordi Milan-Juventus del 6 aprile 1997?” potrebbe dirci poco, se al posto della data mettiamo il risultato ecco che la memoria viene subito rinfrescata. Oggi è infatti il 23esimo anniversario di una partita storica e simbolica.
Storica per il punteggio: la Juventus sbancò per 6-1 San Siro. Simbolica perché testimoniò il passaggio di consegne tra il Milan, che aveva dominato la scena internazionale per anni, e i bianconeri. Certo, la squadra di Marcello Lippi era campione d'Europa e del mondo, ma erano anni in cui la Serie A offriva un livello di competitività che non aveva nulla da invidiare alle coppe europee. Basti pensare che solo due anni prima, nel 1995, il Parma vinse la Coppa Uefa, mentre il Milan fu finalista in Champions League, e nessuna di queste conquistò il campionato.
La partita di San Siro contrapponeva un Milan a fine ciclo contro una Juventus rampante, che aveva anche la testa alla semifinale di Champions League contro l'Ajax: la sintesi di questo scontro era il duello tra le coppie Baresi-Vierchowod (lo Zar compiva proprio quel giorno 38 anni) e Vieri-Amoruso (quest'ultimo subentrato a Boksic nel primo tempo). La vecchia guardia contro la meglio gioventù. Sia nel gol dell'1-0 che in quello del 6-1, capitan Baresi fu superato in scioltezza da Vieri, all'unica stagione con la Juventus: quella che descrisse una “figuraccia” probabilmente lo convinse a lasciare il calcio a fine anno, consapevole di non poter più competere ai suoi livelli. Paradossalmente, il Milan giocò uno dei primi tempi migliori della disastrosa stagione 1996-97 ma Peruzzi rispose da campione su Dugarry e Simone, mentre la Juventus andò in rete con Jugovic e un rigore di Zidane: nella ripresa, dopo il tris di Jugovic non ci fu più storia e i rossoneri mollarono, subendo tre reti (due di Vieri e una di Amoruso) in dieci minuti e segnando il gol della bandiera con Simone.
Milan-Juventus 1-6 non fu certo l'unico big match a finire con un risultato fuori scala. Il punteggio che ha fatto più notizia, almeno negli ultimi anni, è stato senza dubbio il 7-1 della Germania al Brasile nella semifinale dei Mondiali del 2014: nel “Mineirazo”, dallo stadio in cui si giocò la partita, i tedeschi inflissero una lezione di gioco indimenticabile ai verdeoro di fronte a quasi 60mila tifosi sconcertati. Sempre rimanendo alle nazionali, una delle sconfitte più famose coinvolge l'Italia ed è ovviamente la finale degli Europei 2012, quando la Spagna travolse gli Azzurri per 4-0 con le reti di David Silva, Jordi Alba, Fernando Torres e Mata. In quella Nazionale, allenata da Cesare Prandelli, giocava anche Daniele De Rossi, che nella sua carriera ha vissuto due serate da incubo con la maglia della Roma, entrambe concluse con una sconfitta per 7-1.
La prima, il 10 aprile 2007, in occasione dei quarti di finale di ritorno di Champions League, all'Old Trafford contro il Manchester United (tra l'altro fu colui a realizzare il gol della bandiera), l'altra all'Olimpico nei gironi di Champions del 2014-15, contro il Bayern Monaco di Pep Guardiola. La stessa Roma, passando ai ricordi positivi per i tifosi giallorossi, può comunque vantarsi di aver rifilato un 4-0 alla Juventus nel 2004 e di aver vinto un derby per 5-1 il 10 marzo 2002, con uno strepitoso Montella (autore di un poker), che umiliò Nesta e costrinse Zaccheroni a togliere dal campo il suo capitano.
Altri risultati da ricordare? In Italia un caso a parte è Juventus-Inter 9-1 del 1961: la partita fu una riedizione di quella giocata il 16 aprile 1961, interrotta per le troppe persone a bordo campo; inizialmente fu assegnata la vittoria a tavolino per l'Inter, ma la Corte d'Appello Federale accolse il ricorso della Juventus e ordinò la ripetizione della gara. Angelo Moratti, per protesta, ordinò di schierare la Primavera: tra i nerazzurri c'era un giovane Sandro Mazzola, che segnò il rigore della bandiera.
Dieci anni più tardi, l'Inter perse 7-1 a Mönchengladbach, contro il Borussia, negli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, ma questa volta i nerazzurri, che prevalsero nel doppio confronto, si “salvarono” altrettanto singolarmente. Uno spettatore lanciò in campo una lattina che colpì Roberto Boninsegna: la Uefa ordinò la cancellazione della gara. Sulla Milano sponda rossonera i ricordi vanno subito al 5-0 rifilato al Real Madrid nella semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1988-89: dopo che in Spagna il Milan aveva fatto tremare i Blancos ma aveva strappato solo un 1-1, a San Siro la squadra di Sacchi calò la “manita” e travolse Butragueno e compagni con le reti di Ancelotti, Rijkaard, Gullit, van Basten e Donadoni.
Dodici anni più tardi, l'11 maggio 2001, il Diavolo mandò l'Inter all'inferno con un 6-0: era un'Inter ormai dimessa, vittima di una stagione travagliata, ma l'onta di un derby tennistico è ancora oggetto di sfottò tra i cugini. Non c'è dubbio che lo sia anche l'1-6 dell'Old Trafford tra Manchester United e Manchester City: grande protagonista, quel 23 ottobre 2011, fu Mario Balotelli, autore di una doppietta e di un'esultanza storica (“Why always me?”).
In Spagna, invece, l'occhio cade sul Clasico, Barcellona-Real Madrid: nel 1994 il Dream Team di Cruijff rifilò un 5-0 ai Blancos, che si vendicarono con lo stesso risultato l'anno successivo; più recenti, invece il 2-6 del Bernabeu del 2 maggio 2009 e lo 0-4 del 21 novembre 2015, con tanto di pañolada dei tifosi madrileni verso Rafa Benitez.