Orsato dopo il ritiro: "Non vado in Russia alla luce della situazione socio-politica attuale. Sogno un mondo in cui tutti comprendano l'errore dell'arbitro"
Sembrava che il futuro di Daniele Orsato sarebbe dovuto essere in Russia ma l'ormai ex arbitro, fresco di ritiro, spiega: "Mi era stato chiesto di collaborare con la Federcalcio russa come esperto ma, considerati situazione socio-politica attuale e i miei principi etici, ho deciso di non accettare". Quindi quale sarà il prossimo passo della carriera del 48enne? "Cerco nuove sfide, voglio concentrare le mie energie in un progetto tecnico e associativo con l'Aia in Italia. Non mi candiderò alla presidenza perché io sono un tecnico, potrei dare una mano solo in un progetto politico che miri a separare gestione associativa e politica da quella sportiva".
Orsato, parlando a La Repubblica, poi è tornato sulla convivenza tra arbitro e VAR: "È uno strumento ormai indispensabile per ridurre gli errori ma serve costruire una generazione di fischietti che sappiano decidere con personalità perché a volte la certezza non c'è neppure nelle immagini e dunque la decisione del campo resta insostituibile". E ancora: "Mi piacerebbe un mondo in cui tutti comprendessero anche l'errore dell'arbitro ma con le tecnologie di cui disponiamo oggi nessuno giustamente accetterebbe più di perdere una finale Mondiale per un fuorigioco millimetrico".
Orsato spiega che la partita della vita non è stata la finale di Champions del 2020 tra Bayern e PSG ma Chievo-Bologna del 2018 perché era entrato in campo con i figli e risponde così sul motivo per cui non arbitrava più l'Inter (ultima partita nel maggio 2023, mentre risale al 2018 il famoso episodio di Pjanic nella sfida tra nerazzurri e Juve): "Ho arbitrato tante volte tutte le squadre, alcune più frequentemente, altre meno. Quale sia il momento di dirigerne una piuttosto che un'altra lo decide il designatore".