Gravina pone sulla bara la maglia azzurra. Le parole di Cabrini, l'applauso della gente all'uscita
Il mondo del calcio, e non solo, ha dato l'ultimo, emozionato saluto a Paolo Rossi, morto giovedì scorso dopo una malattia che lo aveva ormai logorato. Per evitare assembramenti chiusa la piazza e le vie che portano al Duomo di Vicenza. Alla cerimonia funebre presenti soltanto 250 persone a causa delle restrizioni dovute all'emergenza da Covid-19. Ieri il commosso saluto della città (camera ardente allo stadio Menti) al suo grande campione con file lunghissime di gente comune che ha voluto dare l'ultimo saluto a Pablito, eroe del Mondiale '82.
IL FERETRO AL CIMITERO DI PERUGIA
È arrivato al cimitero monumentale di Perugia poco dopo le 18,15 il feretro di Paolo Rossi. La moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti, era presente con le figlie ed alcuni familiari. Ad attendere il campione del mondo il sindaco, Andrea Romizi, con gli assessori Clara Pastorelli e Luca Merli. C'erano anche alcuni tifosi, che hanno reso omaggio a Pablito, Grifone nella stagione 1979-80, depositando una sciarpa biancorossa sopra la bara, sulla quale c'era anche la sua maglia Azzurra con il numero 20 e la sciarpa del Vicenza. Il carro funebre ha poi imboccato il viale centrale del cimitero e la bara e' stata collocata nella camera mortuaria. Domani mattina alle 9 il saluto a Paolo Rossi da parte del Perugia Calcio e dell'amministrazione Comunale allo stadio Curi, in una cerimonia strettamente riservata.
DOMANI IL FERETRO DI PABLITO AL CURI DI PERUGIA
Il Perugia e il Comune di Perugia renderanno omaggio, domani, a Paolo Rossi. Il feretro del campione del mondo sarà accolto, verso le 9, nella zona dello stadio Curi a Pian di Massiano in una cerimonia che "avverrà in forma strettamente privata". Giocatore del Perugia nella stagione 1979-80, Rossi ha sempre mantenuto un legame speciale con la città. Alla cerimonia saranno presenti i familiari di Pablito, fra cui la moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti e una delegazione della società biancorossa - che ne dà l'annuncio in nuna nota - con il presidente Massimiliano Santopadre, oltre ad alcune autorità civili e il cappellano della squadra Padre Mauro Angelini.
LETTERA APERTA DI GRAVINA: "SI E' PORTATO VIA UN PEZZO DI ITALIA"
"È come se Paolo Rossi si fosse portato via il pallone. E con lui, pure, un pezzo d'Italia. Quella messa in circolo davanti al televisore per le partite della Nazionale, quella che le emozioni non le condivideva sui social, ma con gli abbracci dopo ogni suo gol". Comincia così la lettera aperta con cui il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha voluto ricordare Paolo Rossi, nel giorno dei funerali. "L'Italia in finestra, quella popolare e con la bandiera a sventolare fuori dai finestrini e i clacson a raccontare la felicità per quelle vittorie, una dopo l'altra, passate alla storia - le parole del numero uno del calcio, presente a Vicenza per l'ultimo saluto a Pablito.
LA MOGLIE FEDERICA: "QUANTO AFFETTO, IO SONO QUELLO CHE LUI HA CREATO"
"In questi giorni abbiamo ricevuto attestati di affetto incredibili, commoventi. Mi auguro che Paolo possa aver visto tutto questo affetto". Così Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi, ricorda il marito al termine dei funerali celebrati oggi nel Duomo di Vicenza. "Era una persona semplice, generosa e per questo ho ritenuto opportuno aprire il mio dolore per raccontare la sua grandezza e i suoi sentimenti - ha raccontato ancora Federica - La sua voglia di essere uno fra i tanti, ho ritenuto giusto farlo anche se a volta è faticoso perche il dolore fa ancora molto male", ha proseguito. "Paolo era della gente, di tutti, ed è giusto che venga ricordato per la sua grandezza ma anche in questa fase di sofferenza. Io sono quello che lui ha creato, mi ha insegnato tanto ad avere coraggio e ad affrontare anche i problemi sempre con il sorriso", ha concluso commossa.
ANTOGNONI: "PAOLO CI HA PORTATO SUL TETTO DEL MONDO"
"C'è un grande rimpianto per aver perso una persona con cui ho vissuto anni felici, un punto di riferimento per l'allegria che sprigionava, in campo e fuori. Lui ci ha portato sul tetto del mondo. Era un dovere per noi venire a salutarlo". Giancarlo Antognoni era tra coloro che hanno portato il feretro di Paolo Rossi in occasione del funerale tra i suoi compagni al Mondiale dell'82, vinto dall'Italia. "Eravamo sempre in contatto sulla nostra chat e lui ne era un artefice - ha aggiunto il campione della Fiorentina - Perdiamo una persona squisita sotto tutti i punti di vista. Alla fine non eravamo al corrente di quel che gli succedeva, spero che almeno non abbia sofferto".
FUNERALI TERMINATI: IL FIGLIO ALESSANDRO PORTA LA BARA FUORI DALLA CHIESA COI CAMPIONI DEI MONDIALI '82
E' toccato al figlio Alessandro, con al fianco Antonio Cabrini e dietro Giancarlo Antognoni, Claudio Gentile e Bruno Conti, portare la bara di Paolo Rossi all'esterno del Duomo di Vicenza al termine dei funerali officiati da don Pierangelo Ruaro. Il feretro del campione del Mondo, con una maglia azzurra numero 20 sopra e una sciarpa del Vicenza, è stata accolta dagli applausi della gente assiepata all'esterno dietro le transenne. Commoventi i saluti, gli abbracci dei suoi ex compagni di Nazionale e del presidente della FIGC Gabriele Gravina alla moglie Federica e ai figli Alessandro, Sofia Elena e Maria Vittoria.
IL SACERDOTE NELL'OMELIA: "PAOLO, ORA TI ALLENERAI NELLA COVERCIANO DEL CIELO"
"Paolo ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio. Ora ti allenarsi nella Coverciano del cielo". Così il sacerdote nell'omelia durante il funerale di Paolo Rossi. "Proviamo a raccontare Paolo come cristiano - ha proseguito - In una recente intervista diceva 'appartengo ad una generazione per la quale i valori cristiani erano importanti. E' stato chierichetto. Ha iniziato a giocare nella squadra messa su del prete della parrocchia. Una settimana in seminario gli è bastata a fargli capire che quella non era la sua strada. Non sono un bigotto e credo fermamente che siamo di passaggio su questa terra, per preparare una vita futura. La sua fede era fatta di quotidianità, di gentilezza, rispetto, semplicità ed umilta'". "Dopo la vittoria del mondiale in Spagna gli chiesero qual'era stato il momento più bello. 'La finale della finale' - rispose - 'Durante il giro del campo con la coppa in mano mi vengo i crampi - raccontava -. Mi siedo su un cartellone pubblicitario e vedo sugli spalti la gente che si abbraccia. Questo fu il momento più bello, vedere la gioia che avevamo dato agli italiani'. "Astuto come un serpente in campo ma in tutta la sua vita semplice come una colomba, così era Paolo", ha concluso.
BERGOMI: "PAOLO ROSSI SIMBOLO DEL NOSTRO GRUPPO"
"Di quel gruppo vincente Paolo era un simbolo, non solo per quanto è riuscito a fare in campo ma anche fuori. Le sue più grandi doti sono state l'umanità e la disponibilità verso tutti, ma anche la capacità di sorridere". Così Beppe Bergomi ricordando Paolo Rossi a Vicenza nel giorno dei funerali dell'ex eroe Mundial. "Con lui ho condiviso l'esperienza da commentatori tv nel mondiale 2006 - ha aggiunto Bergomi, la mascotte dei ragazzi dell'82 campioni del mondo - anche qui era un esempio per la moderazione nei commenti".
CABRINI: "HO PERSO UN AMICO, NON TI LASCERO' MAI"
"Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello. Insieme abbiamo combattuto, vinto e a volte perso, sempre rialzandoci anche davanti alle delusioni. Siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo. Non pensavo ti saresti allontanato così presto, ma che avremmo camminato ancora tanto insieme". Così Antonio Cabrini, ex compagno nella Juve e nella Nazionale, ricorda con la voce rotta dalla commozione Paolo Rossi in occasione dei suoi funerali in Duomo. "Già mi manchi, le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Le tue improvvisate e il tuo sorriso. Mi manca proprio tutto di te, oggi voglio ringraziarti perché se sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato", ha aggiunto. "Io non ti lascerò mai, ma tu stai vicino a tutti noi, come io starò vicino a Federica e ai tuoi figli", ha concluso Cabrini.
GALDERISI: "LUI RIFERIMENTO IN CAMPO E FUORI"
"Di Paolo ricordo la sua figurina di quando io ero poco più che bambino, poi ho avuto la fortuna di giocare assieme a lui. I suoi insegnamenti sono stati fondamentali nella mia carriera, lui è sempre stato un punto di riferimento in campo ma soprattutto fuori". Visibilmente commosso anche Giuseppe Galderisi, compagno di Pablito in nazionale e alla Juventus nel ricordare il campione scomparso e di cui si stanno celebrando i funerali nel Duomo di Vincenza. "Mi mancherà tanto - ha aggiunto Galderisi -e sono sicuro mancherà a tutto il mondo del calcio".
GRAVINA DEPONE MAGLIA AZZURRA SUL FERETRO
Il presidente della Figc, Gravina, ha deposto una maglia azzurra della nazionale italiana con il n.20 sul feretro di Paolo Rossi, davanti all'altare del Duomo di Vicenza dove sono appena cominciati i funerali.
I COMPAGNI DELL’82 PORTANO IL FERETRO
A portare il feretro nel Duomo di Vicenza sono stati gli ex compagni in azzurro che con lui hanno vinto il Mondiale del 1982. In testa c’erano Cabrini e Tardelli, in chiesa anche Roberto Baggio, all'esterno i cori della gente ad intonare 'Paolo, Paolo...'.. Fulvio Collovati ha ricordato l’amico con queste parole: “Io penso di essere stato il primo quando alle 3 Federica (la moglie) ci ha mandato il messaggio, ufficializzando la notizia. Ci ha scritto “Mi raccomando non dimenticalo”. Ma come facciamo a dimenticarlo? Io gli devo molto perché sono Campione del Mondo grazie a lui”.
MALDINI: "PAOLO ROSSI E' STATO IL CALCIO ITALIANO"
La morte di Paolo mi ha colpito perché non sapevo della sua malattia e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Lui ha rappresentato il calcio italiano, non ha uguali in assoluto". Paolo Maldini ricorda così Paolo Rossi, prima che cominci la cerimonia funebre al Duomo di Vicenza. "Paolo Rossi era solo lui e io ho avuto la fortuna di giocarci insieme al Milan, lui a fine carriera e io giovanissimo" ha aggiunto Maldini.
ALTOBELLI: “IL PIU' FORTE”
"Paolo era il più grande di tutti, oltre che il più forte attaccante di tutti i tempi". Con queste parole Alessandro Altobelli, all'esterno della cattedrale di Vicenza, prima dell'inizio dei funerali ha ricordato Paolo Rossi. "Di quel gruppo era un simbolo non solo in campo ma anche fuori e anche una volta lasciato il calcio - ha aggiunto l'ex campione - Eravamo entrambi attaccanti, ma lui era molto più forte di me. Ho sempre cercato di copiare quello che faceva, ma le sue erano qualità naturali e imitarlo impossibile. Era sempre al posto giusto nel momento giusto, arrivava sempre prima. A chi vuole giocare a calcio consiglio di vedere chi era Paolo Rossi, la sua grande professionalità".
LA MOGLIE FEDERICA: "GRANDE AFFETTO FA CAPIRE QUANDO FOSSE AMATO"
"Questo grande affetto per Paolo che ho percepito e' la dimostrazione di quanto fosse amato da tutte il mondo. Era la persona di tutti, ben disposto a darsi, era un generoso. Mi ha fatto piacere che ci sia stato questo grande ritorno. Paolo era grande nella quotidianità fatto anche di cose semplici, di grandi valori e insegnamenti. Una persona che amava la famiglia, la casa". "Ho scelto di mandare il primo messaggio nella chat dei campioni di Spagna '82 perché so quanto ci tenesse. Ho pensato che non potevo non scrivere a loro, volevo che loro lo sapessero prima degli altri per il senso di squadra e di questa amicizia forte".
PIPPO INZAGHI: "ONORATO DI ESSERE PARAGONATO A LUI"
"Per me è stato un idolo di infanzia. L'ho conosciuto poco ma fui intervistato da lui. Mi piaceva molto, era fin troppo buono, sapeva quanto era difficile stare dall'altra parte. E' stato un esempio, essere paragonato a lui mi ha sempre emozionato e ci mancherà. Così Pippo Inzaghi, tecnico del benevento ed ex calciatore della nazionale, a Sky Sport, nel ricordare Paolo Rossi.
LA LETTERA DI GRAVINA: "IL SUO RICORDO DURERA' PER SEMPRE"
"È come se Paolo Rossi si fosse portato via il pallone". Il Presidente della Figc Gabriele Gravina affida il suo ricordo a una lettera aperta. "E con lui, pure, un pezzo d'Italia. Quella messa in circolo davanti al televisore per le partite della Nazionale - scrive il numero 1 di via Allegri - quella che le emozioni non le condivideva sui social, ma con gli abbracci dopo ogni suo gol. L'Italia in finestra, quella popolare e con la bandiera a sventolare fuori dai finestrini e i clacson a raccontare la felicità per quelle vittorie - una dopo l'altra - passate alla storia. È come se Paolo Rossi si fosse portato via l'estate. Degli amori e delle pallonate, delle tovaglie a quadri delle nonne e delle corse a casa per vedere quelle partite che iniziavano nel primo pomeriggio e che, per certi aspetti, non sono mai finite. Perché nessuno, mai, le dimenticherà. Come gli occhi, lucidi, del parente o dell'amico che avevi accanto il giorno che Pablito gliene fece tre al Brasile e la R di replay lampeggiava sullo schermo al ritmo del cuore di milioni di telespettatori, persone, italiani. È come se Paolo Rossi si fosse portato via gli anni Ottanta. Di televisori in bianco e in nero, mangianastri, robot, borselli e vacanze lunghe vissute tutti insieme sotto lo stesso ombrellone, in modo corale come quel mondiale: il Mondiale. Di pareggi, critiche e rinascita. Di classe e marcature a uomo, palleggio e contropiede, gregari e protagonisti assoluti, autentici. L'Italia di Gaetano Scirea, Dino Zoff e tutti gli altri. L'Italia di Sandro Pertini che si alza in piedi e chi se ne frega della forma, gol! L'Italia senza stereotipi e che non è scritto da nessuna parte che i sogni debbano per forza andare in fumo. Se non quello della pipa di un allenatore, solo apparentemente con il broncio, ma con la squadra tutta dalla sua parte. Paolo Rossi - improvvisamente come uno dei suoi gol - s'è portato via tutto questo. Ma nella fretta, perché i veri cannonieri le cose le fanno sempre molto rapidamente, una cosa se l'è dimenticata, ce l'ha lasciata: la memoria. Di quell'estate azzurra, così fantastica grazie ai gol di uomo semplice che ricorderemo - per sempre - con le braccia al cielo, il sorriso sulle labbra e il tricolore sul cuore. Paolo Rossi! Paolo Rossi! Paolo Rossi!".
RANIERI: "ERA UN RAGAZZO ALLEGRO"
"Il pensiero va subito al Mundial. I suoi gol al Brasile rimarranno scolpiti nella storia del calcio. Era un ragazzo allegro, amico di tutti. Davvero un ragazzo d'oro". Così Claudio Ranieri, allenatore della Sampdoria, in conferenza stampa ha ricordato Paolo Rossi, nel giorno del funerale dell'attaccante campione del mondo 1982.