Il Santo Padre alla Gazzetta dello Sport: “Il mio sport è una palla di stracci, il doping annulla la dignità"
Papa Francesco in una veste del tutto insolita. Il Santo Padre, da sempre vicino agli atleti e ai temi dello sport, ha infatti ricordato Maradona, condannato il doping, e confidato i propri ricordi di giocatore di calcio in porta quando era bambino rispondendo a 31 domande, che ruotano attorno ad altrettante parole chiave: lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo, ascesi e riscatto che sintetizzano il suo pensiero sull`importanza e il valore dello sport. "Maradona in campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile", le parole del Pontefice alla 'Gazzetta dello sport'.
"Ho un ricordo personale legato al Campionato del Mondo del 1986, quello che l'Argentina vinse proprio grazie a Maradona – ha aggiunto Francesco - Mi trovavo a Francoforte, era un momento di difficoltà per me, stavo studiando la lingua e raccogliendo materiale per la mia tesi. Non avevo potuto vedere la finale del Mondiale e seppi soltanto il giorno dopo del successo dell'Argentina sulla Germania, quando una ragazza giapponese scrisse sulla lavagna 'Viva l'Argentina' durante una lezione di tedesco. La ricordo, personalmente, come la vittoria della solitudine perché non avevo nessuno con il quale condividere la gioia di quella vittoria sportiva".
L`intervista risale all`inizio di dicembre durante un incontro nella residenza di Casa Santa Marta, in Vaticano, nel quale il Papa ha ricordato che da bambino andava allo stadio con i suoi genitori a vedere le partite di calcio: “Ricorda il campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse" e la pelota di stracci in contrapposizione al cuoio che costava. Da piccolo era "pata dura", "gamba dura" e lo facevano giocare sempre in porta: "Fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte. Io ho giocato anche a basket e mi sta molto simpatico, ad esempio, il rugby: pure essendo uno sport da duri, non è mai violento. La lealtà e il rispetto che ci sono in questo sport spesso vengono presi come modello di comportamento. Penso al ‘terzo tempo’ dopo la partita".
"Il ‘campione’ diventa, per forza di cose, un modello d`ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. È importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento, possa incidere su migliaia di persone", ha detto il Pontefice, che poi ha dedicato un pensiero anche allo sport paralimpico e ad Alex Zanardi: "Quando vedo di che cosa sono capaci certi atleti, che portano impressa nel loro fisico qualche disabilità, rimango sbalordito dalla forza della vita. Dello sport mi piace l'idea di inclusione, quei cinque cerchi che si inanellano tra loro finendo per sovrapporsi: è un'immagine splendida di come potrebbe essere il mondo. Il movimento paralimpico è preziosissimo – ha continuato - non solo per includere tutti, ma anche perché è l'occasione per raccontare e dare diritto di cittadinanza nei media a storie di uomini e donne che hanno fatto della disabilità l'arma di riscatto. Quando vedo o leggo di qualche loro impresa, penso che il limite non sia dentro di loro ma soltanto negli occhi di chi li guarda".
Infine la decisa condanna di ogni forma di doping: "Nessun campione si costruisce in laboratorio. A volte è accaduto, e non possiamo essere certi che non succederà ancora, anche se speriamo di no! Ma il tempo smaschera i talenti originali da quelli costruiti: un campione nasce e si rinforza con l'allenamento. Il doping nello sport non è soltanto un imbroglio, è una scorciatoia che annulla la dignità. Il talento è un dono ricevuto ma questo non basta – ha aggiunto - tu ci devi lavorare sopra. Allenarsi, allora, sarà prendersi cura del talento, cercare di farlo maturare al massimo delle sue possibilità".
"Il mio augurio è molto semplice, lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: 'Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca'. Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. È la maniera più bella per giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!", ha concluso Francesco.