Storia del jolly difensivo che ha conquistato Simone Inzaghi e che da bambino faceva 200 chilometri quattro volte la settimana per allenarsi con il Lille
di Enzo Palladini© Getty Images
Una vita passata a inseguire il mito di Lilian Thuram e - tra poco - gli sarà ancora più facile invitarlo a cena per farsi svelare qualche segreto. Benjamin Pavard è stato tra i fan più accesi del mitico difensore che abbiamo visto con le maglie di Parma e Juventus, ora sta per diventare compagno di squadra all'Inter del figlio Marcus, come se quel cognome rappresentasse la continuità di una carriera tuttora in piena ascesa.
Comincia a Jeumont la storia di un ragazzino che, come raccontano quelli che all’epoca stavano a guardarlo a bocca aperta, “era timidissimo nella vita di tutti i giorni ma si trasformava appena metteva piede in campo”. Piglio da giocatore vero e capacità di prendersi responsabilità, eppure era soltanto un bambino. Tanto per dare qualche riferimento, Jeumont è un paesino di circa diecimila abitanti nel Dipartimento del Nord dell’Alta Francia, cantone di Mauberge (città capoluogo di circa trentamila abitanti) ma soprattutto a una manciata di chilometri dal confine con il Belgio. Bruxelles, per capirci, dista solamente una sessantina di chilometri.
Figlio unico, Benjamin ha ereditato l’amore per il calcio dal padre, difensore centrale dell’US Mauberge negli anni ’80 in Terza Divisione. A forza di ricevere in regalo maglie a palloni anziché automobiline e soldatini, il piccolo Pavard a sei anni ha iniziato a giocare nelle giovanili dell’US Jeumont, la squadra del suo paesotto, dove veniva utilizzato da centrocampista centrale sul campo a sette. Mingherlino dai sei a nove anni, poi improvvisamente irrobustito e pronto per un’avventura più importante. Nel 2006 il padre lo portò a sostenere due provini, uno con il Lille e uno con il Lens. Positivi entrambi. Si trattava di scegliere tra due club abituati a lanciare giovani attraverso i loro centri di formazione. La famiglia Pavard scelse il Lille.
Qui bisogna ritornare ai riferimenti geografici. Jeumont dista da Lille un centinaio di chilometri. Eppure nessuno in casa Pavard si spaventò. Il padre – che con il calcio non era certo diventato ricco – faceva il magazziniere all’ospedale di Mauberge, dove invece la mamma era segretaria. Era questione di organizzazione: bisognava far coincidere i turni in modo che quattro volte la settimana Benjamin potesse andare a Lille per gli allenamenti e le partite. Con qualunque condizione di tempo. Già, perché intanto il ragazzino stava diventando bravo davvero con un pallone tra i piedi e nel frattempo se la cavava anche a scuola, prima al Collegio Lavoisière poi al Liceo Jean Perrin e Lambesart. In seguito avrebbe frequentato il cosiddetto “pòle espoirs”, una specie di collegio gestito dal club, che si trova a Lièvin, a qualche chilometro da Lille, fino a iscriversi all’Istituto Superiore di Educazione Fisica, poi abbandonato appena diventato professionista del calcio, ma non definitivamente, “perché qualcuno un giorno mi chiederà come mai non ho un diploma”. Nel 2011 intanto era già un giocatore di interesse nazionale perché partecipò con la selezione della regione Nord-Pas-de-Calais alla Coupe Nationale Under 15 disputata a Clairefontaine, il centro federale equivalente al nostro Centro Tecnico di Coverciano.
Professionista, inevitabilmente professionista. Sempre più bravo e sempre più decisivo da difensore nelle giovanili del Lille, il 31 gennaio 2015, prima ancora di compiere diciannove anni, venne schierato titolare in prima squadra dall’allenatore Renè Girard in trasferta contro il Nantes. Benjamin si prese un cartellino giallo e la partita finì 1-1, ma la sua prestazione (da difensore centrale) venne sottolineata positivamente da tutta la stampa francese. Da quel giorno venne inserito definitivamente nel gruppo della prima squadra e dal 15 marzo in poi promosso titolare fisso dopo l’infortunio del difensore centrale Marco Basa. Pavard si faceva notare oltre che per la sua autorevolezza in campo, decisamente poco usuale per i suoi diciannove anni, anche per i riccioloni che gli contornavano il viso e che gli valsero il soprannome di “Jeff Tuche”, dal nome del protagonista di una commedia francese che si intitola “Les Tuches”, interpretato dall’attore Jean-Paul Rouve.
L’anno seguente doveva essere quello dell’ulteriore salto di qualità. Benjamin lo iniziò da titolare perché Basa era ancora infortunato, ma appena il montenegrino tornò a disposizione, il nuovo allenatore Frèderic Antonetti decise che preferiva affidarsi all’esperienza e rilanciare Basa in coppia con l’argentino Renato Civelli. Il 30 agosto del 2016, un ventenne Pavard firmava un contratto di quattro anni con lo Stoccarda. Costo dell’operazione cinque milioni, una cifra che lo inseriva al momento tra i dieci acquisti più cari nella storia del club tedesco che all’epoca giocava nella Zweite Bundesliga, la Serie B tedesca. Pochi giorni per conquistarsi la fiducia dell’allenatore Tayfun Korkut, una stagione per risalire in Bundesliga. Pavard sempre titolare, quasi sempre da difensore centrale. Primo gol in Bundesliga datato 29 ottobre 2017 contro il Friburgo.
Nel frattempo, eccolo anche in Nazionale. Il 2 novembre 2017 Didier Deschamps lo convocò, facendolo debuttare otto giorni dopo contro il Galles. Da allora, Pavard non è mai uscito dal gruppo della Nazionale francese, ha giocato da titolare e vinto il Mondiale del 2018 in Russia, è rimasto titolare fino alla prima partita del Mondiale 2022 contro l’Australia, quando è stato ritenuto responsabile di un grave errore difensivo (giocando da terzino destro) ed è stato accantonato (momentaneamente) dal suo commissario tecnico.
Intanto però lo Stoccarda andava incontro a un destino crudele nella stagione 2018-19, iniziata con Korkut in panchina e proseguita con Markus Weinzierl dopo sette sconfitte consecutive. Il nuovo allenatore stava per compiere un mezzo miracolo, arrivando allo spareggio-salvezza contro l’Union Berlin, terza classificata in Zweite Bundesliga, spareggio perso solo per la regola dei gol in trasferta, ora abolita. Però il 9 gennaio 2019 era già diventato formalmente un giocatore del Bayern Monaco, per una cifra di 35 milioni di euro (la sua clausola rescissoria), con l’accordo di restare a Stoccarda fino alla fine della stagione.
Il Bayern è storia recente. Esordio nella Supercoppa di Germania persa contro il Borussia Dortmund, stagione 2019-2020 giocata completamente da titolare, girando un po’ tutti i ruoli della difesa a causa degli infortuni dei suoi compagni. Da novembre viene sistemato costantemente sulla fascia destra e lì rimane, salvo durante un periodo di infortuni. Vince con il Bayern la Champions League e diventa il più giovane francese ad aver vinto sia la Coppa dalle grandi orecchie sia il campionato del mondo. Ha vinto poi una Supercoppa europea, un Mondiale per club, la Bundesliga del 2022 sotto la guida di Nagelsmann e quella del 2023 sotto la guida di Tuchel subentrato al collega, fino alla grande voglia di lasciare Monaco che l’ha assalito quest’estate.
Nel mondo dei sentimenti, una profonda amicizia lo lega a Olivier Giroud, che l’aveva portato tempo fa a dire che sognava di giocare nel Milan. Le cose stanno andando diversamente e Giroud alla fine sarà suo avversario diretto nel derby, probabilmente dovrà anche marcarlo. Tra le storie d’amore, quella più mediatica l’ha legato dal febbraio 2018 al febbraio 2019 a Rachel Legrain-Trapani, miss Francia del 2007. Attualmente le cronache rosa lo definiscono “single”. Intanto ha trovato squadra, il resto si vedrà.