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L'ANALISI

Per la Lazio una sconfitta oltre l'immaginabile: ma Baroni sa da dove poter ripartire

I tifosi hanno capito e non hanno contestato la squadra: adesso i giocatori biancocelesti hanno un debito da saldare con la loro gente

17 Dic 2024 - 08:15
 © Getty Images

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Se la comprensione del calcio si limitasse alla lettura dei risultati, la Lazio archivierebbe la partita dell’Olimpico in un faldone con un vistoso timbro rosso: “bocciatura”. I numeri della partita sono impietosi, la peggiore sconfitta di tutta la stagione grava sulla testa dei biancocelesti come un atto di accusa. Ma nessuno, nemmeno il tifoso laziale più avvelenato, può permettersi di sfoderare per questa serataccia aggettivi estremi tipo “umiliante” o “disastrosa”. È una sconfitta – questo sì – che ridimensiona un po’ i sogni di scudetto in casa Lazio, ma facciamo un passo indietro e torniamo alla fine di agosto, quando l’opinione pubblica si chiedeva se l’obiettivo della stagione fosse una salvezza tranquilla o qualcosa del genere. Invece a questa partita con l’Inter, la Lazio era arrivata alla pari (sia pure con una partita in più), reduce da una lunga serie positiva spezzata solo dalla sconfitta di Parma ma impreziosita dalla doppia vittoria contro il Napoli.

Per mezz’ora si è vista una bella Lazio, padrona del campo, piena di idee. Le è mancato qualche sbocco offensivo, a causa dell’assenza di Castellanos. Il Taty non sarà il centravanti più forte del mondo, ma è uno di quei giocatori che con la sola presenza al centro dell’attacco regalano un plus a tutti quelli che gli ruotano intorno. Uno spunto di Isaksen ha costretto Bastoni al fallo da ammonizione però poi è finita lì. Non è stata data continuità a quella giocata, non tanto per mancanza di iniziativa da parte degli esterni, quanto perché Noslin, capace di diventare devastante quando è libero di svariare su tutto il fronte d’attacco, non è altrettanto utile e decisivo quando gli viene chiesto di diventare punto di riferimento. Anche Zaccagni, attivo nella prima mezz’ora, ha finito per perdere l’ispirazione.

Certo, dopo aver preso il primo gol su quel rigore così casuale, una squadra davvero matura avrebbe reagito diversamente dalla Lazio. Si sarebbe scrollata di dosso la rabbia, avrebbe ragionato su qualche aggiustamento, avrebbe dato segnali, magari anche con qualche fallo, con qualche atto di ribellione. Ma anche in questo caso, ci sono delle attenuanti. Al momento del rigore, i biancocelesti avevano appena perso Gila, sempre attento nelle chiusure difensive fino a quel momento. L’ingresso di Gigot è stato deleterio, sia perché il francese è stato buttato dentro a freddo, sia perché le prime due occasioni in cui è stato impegnato si sono trasformate in clamorose opportunità per gli avversari, sia perché quasi subito si è infortunato. Partito già senza Castellanos, Baroni è stato costretto a inventarsi una difesa con un solo centrale (Patric, ex terzino) e tre esterni.

La Lazio non è l’Inter perché non ha la stessa profondità di rosa, perché a volte deve inventarsi delle soluzioni azzardate e forse perché ha giocatori meno abituati a volare alto, come stavano facendo fino alla gara con l’Inter. Ma uno 0-6 arrivato in questa maniera non può cancellare l’ottimo lavoro svolto da Baroni in questa prima fase della stagione. Lo hanno capito i tifosi biancocelesti, che meriterebbero un applauso da parte dei giocatori per come si sono comportati quando l’Inter ormai aveva stravinto la partita. Nessuna contestazione, solo cori e tanto cuore. Adesso Baroni e i suoi ragazzi hanno un debito da saldare con la loro gente.

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