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Rivoluzione digitale: Inter e Juventus in testa

Le aziende si fanno broadcaster, media ed editori: intervista a Michele Bosco, autore di "Media House"

di Gianluca Mazzini
03 Dic 2020 - 15:20

È una partita difficile. La vince chi anticipa il cambiamento, rivoluziona gli schemi, punta all’innovazione pensando in modo obliquo scegliendo la “disintermediazione”. E riguarda anche il mondo del pallone. Strumento prioritario della rivoluzione digitale è la Media House, una struttura ibrida con competenze trasversali che porta le aziende a farsi broadcaster, media ed editori. Obiettivo intrattenere, informare, educare i propri utenti con cui instaurare relazioni profonde e individuali conquistando dati e fedeltà per creare occasioni commerciali. Attraverso quello che viene definito il brand journalism. Di tutto questo parla l’interessante libro di Michele Bosco “Media House” (Dario Flaccovio Editore)

All’autore chiediamo cosa comporta questa rivoluzione digitale in corso…
Le Media House lavorano come strutture aziendali che creano contributi e fanno analisi al fine di creare relazioni stabili con gli utenti coinvolgendoli profondamenti per trasformali in propri fan. Questo si ottiene andando a reperire dati specifici come luogo, età, interessi degli utenti. In questo modo è possibile affinare i contenuti da veicolare.

Una trasformazione che riguarda anche il calcio.
Le Media House sono strutture ibride che sommano, comunicazione, informazioni e intrattenimento. In questo nuovo contesto spiccano i club calcistici. Quelle del pallone sono aziende particolari ma naturalmente predisposte a creare fan base con i propri utenti/clienti/sostenitori. Come ogni azienda il primo obiettivo è il fatturato. Sia per chi vince in campo ma soprattutto per chi non vince. Soprattutto oggi con il calcio che sta vivendo una crisi epocale.

In più ci si è messa la pandemia…
A maggior ragione. Ora le società calcistiche devono ovviare alla drammatica assenza del pubblico negli stadi che è la più immediata fonte di incassi. Ecco che la tendenza alla disintermediazione, ovvero comunicare per conto proprio senza filtri. Un passaggio diventato vitale. Le società calcistiche già da tempo hanno moltiplicato siti, app, canali digitali in Italia e all’estero. Tutto questo per ricercare nuovi target e reperire nuove fonti di guadagno

Quali sono i club italiani più strutturati per questa rivoluzione digitale?
L’Inter è assolutamente all’avanguardia per creazione di contenuti e distribuzione su tutte le piattaforme ma ha anche per una consolidata struttura di membership con un coinvolgimento profondo ed apprezzato dei propri utenti/fan. All’avanguardia anche la Juventus che oltre ad una efficiente Media House ha già diversificato da tempo il proprio “prodotto” alla ricerca di nuovi target. Ed ecco la squadra femminile, i J Hotel, e i cartoons della J Teams. Oltre al logo J che punta a diventare un brand fashion. Rimarchevole anche la via smart scelta dalla Roma che ha lanciato una comunicazione accattivante e giovane in molteplici lingue.

E i grandi club all’estero come si stanno attrezzando?
I grandi club sono già molto attivi in questo senso e anzi alcuni hanno aggiunto anche attività di brand entertainment. Si prenda il caso del Real Madrid che ha sviluppato un modello tipo Real Time TV con tutte le attività della squadra ripresa in diretta. Molto attivo anche il Barcellona. Di Media House già ben strutturate si avvalgono anche Chelsea, Liverpool e Bayern Monaco.

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