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L'INTERVISTA

Bruno Conti, 70 anni di amore per la Roma: dai trofei ai talenti scoperti fino alla battaglia contro il cancro

Il 13 marzo è il 70esimo compleanno della bandiera giallorossa, 50 dei quali passati alla Roma: "Non potete nemmeno immaginare quanto mi sono divertito"

10 Mar 2025 - 20:14

Bruno Conti ha passato una vita intera, prima in campo e poi dietro a una scrivania, nei panni di dirigente, nella Capitale. Cinquantanni con una sola fede: la Roma. Un giocatore che ha marchiato a fuoco uno dei periodi storici più vincenti della storia giallorossa ("Non so se siamo stati la Roma più forte di sempre, sicuramente la più bella", il suo commento): uno scudetto, cinque Coppe Italia. Ma anche tante finali perse, come quella di Coppa Campioni contro il Liverpool dove proprio lui e Cicco Graziani fallirono i rigori che regalarono il successo agli inglesi: "Ancora ci penso", racconta Bruno alla Gazzetta. "Se avessi vinto quella coppa avrei centrato un record storico: in tre anni Mondiale, scudetto e infine Coppa dei Campioni". Ed è proprio lì che Conti torna con la mente. "Maldera squalificato, Pruzzo uscì per infortunio, Cerezo per crampi. Perdemmo tutti i rigoristi". Di quella lotteria si ricorda anche e soprattutto chi un penalty decise di non tirarlo, ovvero Paulo Roberto Falcao. "Non era un rigorista. Ma forse, viste le assenze, avrebbe dovuto prendersi quella responsabilità. Comunque è stato un campione che ha cambiato la storia della Roma".

GLI SCUDETTI SFUMATI

Quella Coppa dei Campioni però non è l'unico titolo che Bruno pensa di aver lasciato per strada: "Mi mancano due scudetti. Il gol di Turno nel 1981 era valido, lo vidi a occhio nudo. E poi quel maledetto Roma-Lecce in cui partii dalla panchina. In quel caso qualcuno parlò anche di partita venduta: follia. Avevamo recuperato 8 punti alla Juve, a quello scudetto non avremmo rinunciato neanche per tutto l'oro del mondo". 

IL TRIBUTO DELL'OLIMPICO IL GIORNO DEL RITIRO

Una militanza di una vita e una maglia sempre sudata: due aspetti che i tifosi non trascurano. Ed è anche per queste ragioni, oltre a tutti i successi in campo, che l'Olimpico concesse un congedo da vero eroe al Bruno calciatore: "Il giorno prima perdemmo la finale di Coppa Uefa in casa con l'Inter. Eppure allo stadio arrivarono 80mila persone con le bandiere col mio volto. A fine partita feci il giro di campo con i miei figli. Mi inginocchiai sotto la curva, mi tolsi lo scarpino sinistro, lo baciai e lo lanciai ai tifosi", ricordi che commuovono anche ad anni di distanza.

LA VITA DA DIRIGENTE

La storia d'amore con la Roma però non si è limitata al rettangolo di gioco. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, o forse, in questo caso, sarebbe più corretto dire dopo averli lanciati in curva Sud, Bruno Conti diventa responsabile del settore giovanile giallorosso. Sotto la sua direzione la Primavera della Roma è diventata una vera e propria fucina di talenti: "Il primo anno presi Pepe, Bovo, Aquilani e il mio miglior colpo di sempre, Daniele De Rossi". I talenti usciti da Trigoria però non hanno fatto solo le fortune in campo per la Roma, come nel caso di DDR, ma anche a bilancio: "Romagnoli, Bertolacci, Caprari, Politano, Frattesi, Scamacca, Calafiori, Pellegrini, Zalewsi, Bove, Pisilli: sono tutti ragazzi che ho visto crescere". Dopo l'ottimo lavoro con le giovanili Bruno Conti passò a direttore tecnico della prima squadra: "Devo ringraziare Rosella Sensi per questo. Ricordo che era un momento delicato per la squadra. Da dt insieme al ds Pradè scegliemmo come allenatori prima Spalletti e poi Ranieri".

LA MALATTIA

La partita più importante però, Bruno l'ha vinta solo di recente: "Due anni fa mi hanno diagnosticato un tumore al polmone. Devo ringraziare il mio medico di famiglia che si è accorto subito della mia tosse persistente e i dottori per le cure che hanno funzionato". Poi l'ex centrocampista racconta anche della vicinanza e del supporto arrivato dalla famiglia Friedkin: "Dan voleva portarmi a sue spese negli Stati Uniti per le cure: conservo le sue lettere affettuose. Ora però sto bene, gli esami sono tutti a posto. E posso dire che mi è riuscito un altro dribbling...". 

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