Le giocatrici Vanessa Bernauer e Angelica Soffia alla stazione Termini: donate 350 coperte, 400 maglie, 600 mascherine, 400 paia di calzini, 400 sciarpe, 400 cappelli
“Ci danno pure una maglia della Magica?” si chiedono curiosi gli homeless in fila al centro di accoglienza della stazione Termini, a Roma. Solo in questo luogo, trovano riparo un centinaio di “senza fissa dimora”: fra loro – ci racconta Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana della capitale - anche persone “normali”, che per via della crisi e della pandemia hanno perso il lavoro, la casa, la famiglia. Ad attenderli ci sono coperte, calzettoni, berretti, guanti: indumenti donati dalla AS Roma per combattere l’avversario più temibile, il freddo. E pazienza se la passione - che riesce a lenire persino la povertà - resta meno soddisfatta. Per distribuire ai più fragili anche maglie termiche, mascherine e sciarpe sono scese in campo le giocatrici Vanessa Bernauer e Angelica Soffia: al loro fianco, il direttore del Roma Department Francesco Pastorella, i dipendenti del club, i membri dell’Unione Tifosi Romanisti, la Comunità Ebraica romana.
La solidarietà, l’attenzione al territorio e ai suoi bisogni, sono da tempo una cifra della società: durante il lockdown, Romoletto – la mascotte della squadra – consegnava mascherine, gel disinfettanti e pacchi alimentari. E prima di Babbo Natale, tanti piccoli pazienti riceveranno - direttamente dalle sue grandi zampe di peluche - un giocattolo in ospedale. Alla fine della giornata, in quattro punti diversi della capitale, saranno state donate 350 coperte, 400 maglie, 600 mascherine, 400 paia di calzini, 400 sciarpe, 400 cappelli.
“E’ bello poter fare qualcosa ma fa molta impressione vedere quanti bisogni ci siano – confessa la centrocampista svizzera Vanessa Bernauer. “E’ un modo per avvicinarci a quella parte di società che calciatrici e calciatori fanno fatica a vedere – conferma Angelica Soffia, 21 anni, una delle più convincenti “new entries” della Nazionale di Milena Bertolini – mi piace che la Roma non pensi solo al suo orticello, ma alla parte più buia della sua città”.