Il tecnico giallorosso in conferenza allontana la crisi del terzo anno: "Mai stato meglio in un posto. Serve coraggio, io domani non ho paura di entrare in campo ed essere contestato"
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Dopo aver passato "una notte insonne per lavorare" e riprendersi dai quattro schiaffi di Genova, José Mourinho si presenta in conferenza stampa deciso e combattivo alla vigilia della partita dell'Olimpico contro il Frosinone e allontana ogni ipotesi di possibile addio alla Roma nonostante il difficile inizio di stagione: "Io non sono il problema. Lo siamo tutti. Sono tutte piccole cose che succedono in un'azienda o in una squadra. Io ho dato la mia parola e la rispetterò fino al 30 giugno 2024, sono qui a lottare ogni giorno per i giocatori, la proprietà e i tifosi. Solo una persona può dirmi di finire prima del 30 giugno ed è mister Friedkin. Se non me lo dice, sarò qui fino a 30 giugno". "Io domani non ho paura di entrare in campo ed essere contestato", ha aggiunto spronando la squadra ad "avere coraggio".
LA CONFERENZA DI MOURINHO
Momento delicato, come ripartire? "Vogliamo e dobbiamo vincere, non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi. Nelle tre partite in cui il mercato era ancora aperto abbiamo fatto un solo punto, che pensavo pesasse sulle spalle di molti giocatori. Ho pensato che dopo l'Empoli e lo Sheriff quel peso potesse andarsene. Il pari di Torino in condizioni di classifica normale sarebbe stato un punto positivo. A Genova mi aspettavo continuità ma anche un miglioramento e non è successo. Come si riparte? Prima di tutto dobbiamo avere il coraggio di entrare in campo, avere il coraggio di accettare una reazione di grande romanismo che può essere un supporto o può essere una manifestazione di scontento. Dobbiamo avere il rispetto per questa manifestazione, positiva o negativa che sia, e avere rispetto per il Frosinone".
Se mi offrissero il rinnovo oggi? "Stiamo parlando di una situazione ipotetica e non mi piace parlare di ipotesi. Se non è successo non ti posso rispondere. Quello che ti posso dire è che tre mesi fa, parliamo di Budapest, c'era quasi un dramma a pensare che io potessi andare via. A Budapest ho detto ai giocatori che sarei rimasto, due giorni dopo abbiamo giocato con lo Spezia e lì ho detto ai tifosi che restavo. Due o tre giorni dopo ho parlato con Dan Friedkin e gli ho dato la mia parola che sei rimasto. Durante il periodo di vacanze ho avuto la più grande, la più pazza offerta di lavoro che un allenatore abbia mai avuto nella storia del calcio e l'ho rifiutata per la parola data ai miei giocatori, a Friedkin e ai tifosi. Tre mesi dopo sembra che io sia il problema, ma non lo accetto. Non leggo o guardo tv, ma ho amici e collaboratori che mi fanno arrivare queste voci. Io non sono il problema. Nemmeno nelle vittorie si può attribuire la responsabilità ad un'unica persona: lo siamo tutti. Sono tutte piccole cose che succedono in un'azienda o in una squadra. Io ho dato la mia parola e la rispetterò fino al 30 giugno 2024, sono qui a lottare ogni giorno per i giocatori, la proprietà e i tifosi. Solo una persona può dirmi di finire prima del 30 giugno ed è mister Friedkin. Se non me lo dice, sarò qui fino a 30 giugno. Io domani non ho paura di entrare in campo ed essere contestato".
Il Frosinone - "Dobbiamo avere coraggio. Il Frosinone è una buona squadra in un buon momento, dobbiamo avere voglia, coraggio e personalità. Avrei voluto giocare già oggi".
Il modulo e il ruolo di Cristante - "Pinto ha già spiegato tutto, dicendo bene come la Roma sia costretta a lavorare sul mercato per il Fair Play Finanziario. In difesa non ci sono più Ibanez, ceduto, e Kumbulla, infortunato. Siamo rimasti in 3 dopo l'infortunio di Smalling e giochiamo ogni tre giorni, adesso c'è l'infortunio di LLorente che ci ha messo in difficoltà. Non è il momento degli alibi o di incolpare nessuno, non è colpa di nessuno. Io sapevo perfettamente che poteva succedere tutto questo. Cristante ci dà di più in questo momento, ha avuto un'evoluzione fantastica, non era un genio con la palla, è più sveglio, veloce. E' fondamentale e io sono stato costretto a metterlo dietro. Poi magari mi chiedono se giochiamo a 4 o a 3, rispondo subito: per giocare a 4 Joao Costa deve giocare titolare e sarà convocato. A sinistra ci può giocare solo El Shaarawy".
"Mi aspetto di più dai giocatori" - "Mi aspetto di più da me stesso, ma anche dai giocatori. Questi ragazzi sono miei amici e io sono amico loro. Mi piace lavorare con loro, c'è empatia e questa è una base che non ha prezzo. Io con loro non sono mai solo e loro non solo mai soli con me. Mi aspetto mentalità, fame. Io aspetto che i nuovi crescano alla velocità giusta se gli facciamo vedere come siamo noi. Ndicka come Ibanez? Mai nella vita, non è guerriero, non è gladiatore. Può diventare quel guerriero solo se noi gli facciamo vedere come si fa. Dobbiamo migliorare per forza ed è più facile dirlo quando c'è amicizia".
La crisi del terzo anno? "Quando una persona sta bene non c'è il terzo, il quinto o il decimo anno. Ci sono problemi anche nel primo anno, nel calcio come nella vita. Ho amici che sono ancora amici anche se li ho conosciuti a 5 anni. Tutto è maratona: calcio, vita, non vedo questo come un problema. Quando sei stanco, anche senza problemi, capisci che il rapporto è arrivato al limite. Noi non possiamo cambiare con 100 milioni di investimento se c'è un problema, come al City o al Barcellona. Il problema non sono gli anni, ma il rapporto, se esiste o non esiste. E per me il rapporto esiste. Questo rapporto mi piace tantissimo, in nessun altro posto mi è piaciuto di più".
C’è una mossa alla Mourinho per risolvere i problemi della Roma? “Cosa vuoi che ti dica… C’è qualcosa che non è andato bene ed è in questo tipo di momenti che uno si deve isolare, una cosa è isolarsi perché gli altri ti vogliono isolato, non ti vogliono bene e non stanno con te lasciandoti solo. È la cosa più comune, quando si perde l’allenatore è un uomo solo. Un’altra cosa è quando tu sei solo per una tua opzione, è il mio caso. Negli ultimi giorni sono andato a letto alle sei del mattino per stare a letto pensare da solo e decidere da solo. Quando hai questo momenti, c'è chi mi dice una cosa, chi mi dice un’altra, tutti hanno un’opinione. Ho fatto una riunione ieri con i giocatori e ho iniziato a dire che avrei fatto delle domande e avrei risposto alle loro domande. Ho fatto dieci domande, nessuno mi ha mai detto che avevo sbagliato, li conosco molto bene e non volevo sentire altre campane".