Il capitano giallorosso ha spesso perso la testa in sfide decisive: 15 espulsioni in carriera
Dagli elogi di mezzo mondo dopo le scuse ai giocatori della Svezia per i fischi all'inno dei tifosi alle stesse prime pagine per l'ennesima follia in campo. Daniele De Rossi è ricascato nel suo punto debole, un'espulsione per il gesto violento e gratuito su Lapadula che è costato il rigore del pareggio alla Roma. Quella di Marassi è l'ultima di una serie di "follie": dal Mondiale 2006 con gli USA sono 15 le espulsioni. Spesso in sfide decisive.
Un problema che ha condizionato la storia calcistica dell'ex "Capitan Futuro", una mancanza di personalità trasformata in un viziaccio che si è ripetuta nel tempo e portando con sé le solite e immediate scuse, come a Genova dopo la manata da espulsione a Lapadula: "Brutte immagine, l'episodio mi lascia dispiaciuto. Mi ero ripromesso di stare più attento. Chiedo scusa a compagni, mister e tifosi". Alla quindicesima espulsione in carriera di cui nove in Serie A, una promessa da marinaio.
Tutti ricordiamo la gomitata a Brian McBride al Mondiale 2006 contro gli Stati Uniti che gli costò 4 giornate di squalifica prima di tornare in tempo per segnare un rigore decisivo nella finale contro la Francia. Un episodio all'epoca isolato - si pensava - ma che nel corso degli anni si è ripetuto con eccessiva costanza, quasi sempre in match decisivi in cui al posto di tenere i nervi ben saldi, De Rossi si è lasciato andare mettendo nei guai la Roma. Come nell'agosto 2016, preliminare di Champions contro il Porto all'Olimpico, quando si fece espellere per un fallaccio su Maxi Pereira.
Un vizio che stride con i bei titoloni e i messaggi degli addetti ai lavori dopo le scuse sul pullman della Svezia "da uomo e capitano vero", ma che parte dal lontano 2004 quando, allora 21enne, De Rossi venne espulso contro il Bayer Leverkusen in una partita dalla pressione altissima. Come nel 2011 - per restare in Champions - quando rifilò una gomitata a Srna contro lo Shakhtar che non venne vista in campo, ma costò tre giornate di squalifica con la prova tv.
Con il crescere della posta in palio e della pressione anche la possibilità di una "follia" del centrocampista giallorosso è spesso aumentata. Un problema di testa, di tensione che portò - per esempio - Ranieri a toglierlo all'intervallo di un derby decisivo con la Lazio perché "la sentiva troppo". E quindi c'era il forte rischio di una pazzia. Come nel derby del 2012 quando diede un pugno in faccia a Mauri a palla lontana per cui ci volle la prova tv, o nel 2014 quando si lasciò andare a un fallaccio su Chiellini, fino al pugno in faccia rifilato anche a Icardi in un Roma-Inter. Decisamente troppo. Le scuse di rito non bastano più.