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Roma, la verità di Totti: "Mi dimetto, non mi hanno mai fatto fare niente"

"Lascio non per colpa mia. I giocatori, gli allenatori e i presidenti passano, le bandiere rimangono. Dopo certe sconfitte, c'era chi rideva..."

17 Giu 2019 - 20:34

Dopo l'addio al calcio giocato e alla maglia giallorossa, Francesco Totti chiude anche la sua avventura da dirigente della Roma. E lo fa con una conferenza al veleno. "Mi dimetto non per colpa mia - ha spiegato -. Non ho avuto mai la possibilità operativa sull'area tecnica". "Non mi hanno fatto fare niente - ha aggiunto -. Il club mi ha tenuto fuori da tutto. Dopo certe sconfitte c'era chi rideva. I giocatori, gli allenatori, i dirigenti e i presidenti passano, le bandiere restano".

Totti, addio amaro alla Roma

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LE DICHIARAZIONI DI TOTTI Francesco prende la parola
"Vorrei ringraziare il presidente Malagò per avermi concesso questo posto bellissimo. Un luogo importante per gli sportivi. Ma non per quello che sto per dirvi. Ho mandato una mail al Ceo della Roma dove scrivo in poche parole che mi dimetto dal mio ruolo nella Roma. Viste le condizioni, penso sia stato doveroso e giusto prendere questa decisione. Non ho mai avuto la possibilità operativa di lavorare sull'area tecnica della Roma. Penso sia la decisione più coerente e giusta. Davanti a tutto c'è la Roma. E' la squadra da amare. Non ci devono essere fazioni, deve esserci un unico obiettivo. L'amore nei confronti di questi colori. I presidenti, gli allenatori e i giocatori passano. Le bandiere non passano. Quelle no. Questo mi ha fatto pensare tanto. Non è stata colpa mia prendere questa decisione"

Di chi è stata la colpa?
"Non è stata mia. Non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, ma poi ho capito. Non ci siamo mai trovati. Conoscevano la mia voglia di dare tanto a questa società, ma loro non hanno mai voluto. Mi hanno tenuto fuori da tutto. Non c'è un colpevole. E' stato fatto un percorso e non è stato rispettato e io ho preso la mia decisione"

Un addio o un arrivederci?
"Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato. C'è stato un reciproco rispetto, sia in campo che fuori. Posso solo dire loro di continuare a tifare questa squadra. La Roma per me è la squadra più importante del mondo. Vederla in questo momento di difficoltà mi dà fastidio e mi rende triste. I tifosi giallorossi sono diversi, hanno una passione differente. Ci mettono passione e amore. Un amore talmente grande che non potrà finire. Io anche da fuori continuerò a tifare Roma. E' un arrivederci, non un addio. E' impossibile vedere Totti fuori dalla Roma, E da romanista non penso che possa succedere. Prenderò altre strade, poi se un'altra propietà punterà forte su di me, sarò sempre pronto"

Il futuro
"Ci sono tante cose che posso fare. In questo mese valuterò le offerte che ci sono sul piatto e poi prenderò la decisione che mi può fare star meglio. E quando avrò deciso lo farò con tutto il mio cuore"

Promesse non mantenute
"Tutti sappiamo che mi hanno fatto smettere di giocare. Sul lato dirigenziale avevo un contratto di sei anni. Sono entrato in punta di piedi perché per me era una novità. Andando avanti col tempo ho capito che sono due ruoli completamente diversi. Mi han fatto tante promesse, ma alla fine non sono mai state mantenute. Poi è normale che, col passare del tempo, anche io ho valutato e giudicato. Ho carattere e personalità. Non voglio stare solo lì a fare quello che mi dicono di fare. Lo facevo per la Roma, ma non volevo più mettermi a disposizione di persone che non mi volevano dare spazio"

Detottizzazione e Deromanizzazione
"E' stato sempre un pensiero fisso di alcune persone quello di levare i romani dalla Roma. E ora è prevalsa la verità. Sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da quando sono entrati gli americani hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. E' quello che hanno voluto e ci sono riusciti"

I rapporti con Baldini
"Non c'è mai stato e mai ci sarà rapporto. Se ho preso questa decisione penso che sia normale che ci siano dei problemi interni al club. Uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io perché troppi galli a cantare non servono in una società. Ci sono troppe persone che mettono bocca, facendo solo casini e danni. Ciascuno dovrebbe fare il suo. Quando canti da Trigoria non si sente mai il suono. L'ultima parola arrivava sempre da Londra. Era inutile fare o dire quello che pensavi. Era solo tempo perso"

Il futuro della Roma
"Sappiamo tutti dei problemi del FFP. Hanno fatto la scelta difficile di vendere giocatori più forti e blasonati. E' anche la mossa più semplice quella di vendere i più forti per mettere a posto i conti. Ma bisogna anche essere chiari con i tifosi. Ai tifosi bisogna dire la verità. Quando ho detto che la Roma sarebbe arrivata quinta mi han detto che sono un incompetente e che tolgo i sogni ai tifosi. Quando sei trasparente, sei inattaccabile. Io sono abituato a dire la verità e non posso stare qui dentro"

La proprietà lontana
"Per me è pesata tantissimo la distanza della proprietà. Il giocatore trova sempre un alibi o una scusa in queste situazioni. Crea un danno, ma io l'ho detto e ripetuto tantissime volte. Il presidente deve essere più sul posto. Quando i giocatori e i dirigenti vedono il capo, stanno sull'attenti e lavorano come dovrebbero. Quando non c'è il capo fanno tutti come pare a loro. E' come fare un allenamento senza il mister. Se c'è il mister vai a 100 all'ora, col secondo inizi a fare lo stupidino"

Il lavoro alla Roma da dirigente
"Non ho mai fatto nulla. Non mi sono mai sentito coinvolto nell'area tecnica. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di saper riconoscere i giocatori. Ho le basi e l'occhio per vedere le qualità dei calciatori. Questo lo so fare bene, anche sbagliando. Ma la mia parola vale, mettendoci sempre la faccia. Soprattutto quando le cose vanno male come è successo quest'anno"

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

"Tante cose mi hanno fatto riflettere e pensare. Non sono mai stato reso partecipe. Solo quando erano in difficoltà mi chiamavano. In due anni ho fatto forse dieci riunioni. Mi chiamavano solo all'ultimo. Il cerchio si stringe e poi subentra il rispetto verso la persona. Io ho cercato di portare qualcosa in più a questa società, ma dall'altra parte vedevo che il pensiero era diverso" 

Il Qatar nel futuro della Roma?
"Ho girato spesso il mondo. La Roma è amata e stimata ovunque e  tutti vorrebbero prenderla. Ma non posso espormi anche perché non so nulla a riguardo"

Cosa serve per tornare
"In primis serve un'altra proprietà e poi bisogna vedere se mi chiama e se crede che posso fare qualcosa di buono nel club, puntando sulle mia potenzialità. Per me la Roma viene prima di tutto. Oggi potevo anche morire, era meglio. Per me staccarmi dalla Roma è incredibile. Tanti dirigenti han detto che sono troppo ingombrante per questo club"

La proposta di direttore tecnico
"Io di soldi non ho mai parlato e non ho mai chiesto niente. Ho chiesto di fare il direttore tecnico perché penso di avere queste competenze. Non ho mai chiesto di fare tutto. Ho chiesto di poter decidere come tutti gli altri, mettendoci la faccia. Se poi però decidono l'allenatore, il direttore sportivo e tu passi in secondo piano, allora che direttore tecnico sei? Non sono andato a Londra perché me l'hanno detto due giorni prima ed era già tutto fatto. Non mi hanno chiesto un parere. L'unico allenatore che ho chiamato è stato Antonio Conte. Gli altri non li ho mai sentiti. Io per stupido non ci passo. Non è vero che l'unico che non ho contattato io (Fonseca) ha poi accettato. Questa è la verità"

Senza Baldini alla Roma?
"Non tornerei con la stessa proprietà. Quello che è successo è successo. Se il vaso è rotto è difficile mettere i cocci al posto giusto. Se avessero voluto coinvolgermi, avrebbero dovuto farlo prima" 

Il rapporto con Pallotta
"Fienga è l'unico dirigente che ha creduto in me. L'unico che ho chiamato con lui è stato Ranieri. Tecnico che altri dirigenti non volevano. Sarebbe venuto anche gratis alla Roma e ha fatto il massimo. E' un uomo vero. Quando l'ho chiamato, mi ha risposto 'Domani sono a Trigoria'. I romanisti dovrebbero essere fieri di Ranieri ed è doveroso ringraziarlo"

Lavorare con Fienga e Pallotta
"Fienga mi ha dato la sua fiducia tre mesi fa. Tutti sapevano che volevo fare il dt. Mi hanno sempre messo il bastone tra le ruote e ogni volta trovavano qualche intoppo o problema. Se io non avessi voluto Fonseca? L'ultimo parere spetta al direttore tecnico... Han scelto tutto loro. E se poi le cose vanno male che dici? Dico che non è stata una mia scelta? Se fosse venuto Conte sarei rimasto. Se mi avessero chiamato prima di scegliere il tecnico e mi avessero dato fiducia, sarebbe stato diverso. Ma così non è andata. Con Conte avevo lavorato con Fienga. Antonio ci aveva dato il suo ok, poi ci sono stati dei problemi"

Sull'addio di De Rossi
"Io già a settembre dissi ad alcuni dirigenti che, se pensavano fosse stata l'ultima stagione di De Rossi, avrebbero dovuto dirglielo subito. Perché lui era il capitano della Roma, andava rispettato. Poi s'è creato tutto un contesto difficile ed è passato il tempo che è passato. Il problema è che a Trigoria le cose vanno fatte subito, invece non avviene così. Io con De Rossi ci ho parlato da amico e ho provato a fargli capire cosa stesse accadendo, nonostante fossi un dirigente. Invece s'è creato lo stesso problema che si creò con me e non so se è una cosa voluta o se non ci pensano. A me sembra voluto, perché da quello che so, loro hanno sempre voluto allontanare i romani dalla Roma"

Perché Sarri non è venuto alla Roma?
"Questo dovete chiederlo a lui, non so quali fossero i suoi obiettivi e le sue valutazioni. So che Sarri era un pallino di Baldini, ma anche lui era sotto contratto col Chelsea. Ma in questo momento stiamo parlando del nulla, ora Fonseca deve trovare un ambiente tranquillo e sereno. Deve essere bravo e da quello che ho visto è un grande allenatore, che ha studiato, e spero possa fare bene in questa squadra".

Perché è saltato Conte?

"Antonio Conte doveva venire a fare una rivoluzione, ma la proprietà non vuole rivoluzioni e il tecnico ha capito" 

Verrai allo stadio?
"Certo, magari vado in Curva. Magari prendo Daniele De Rossi e ci andiamo insieme"

L'impegno della proprietà
"Ci sono problemi finanziari. Se sei a -50 milioni, devi vendere giocatori importanti e la squadra si indebolisce"

Qualcosa di rimproverarsi?
"Non sarei riuscito a cambiare la Roma, ma avrei potuto dare il mio contributo. Son state fatte tante promesse, ma reali poche. Il mio sogno è veder la Roma competere ad alti livelli, come era negli anni scorsi"

Una Roma senza Totti
"Se fossi il presidente della Roma e avessi due bandiere come Totti e De Rossi, darei loro in mano tutto per quello che hanno fatto, per il comportanmento e per il rispetto. C'è la romanità. E' quello che non è mai stato chiesto. Pallotta si è contornato di persone sbagliate. Se uno sbaglia per otto anni, forse qualche domanda deve farsela..."

Pugnalate a Trigoria
"Non farò mai i nomi, ma ci sono persone che non mi vogliono a Trigoria. Ci sono delle persone che fanno il male della Roma. Il problema è che Pallotta tante cose non le sa e si fida sempre delle stesse persone. Io che conosco bene Trigoria e conosco gli spostamenti di tutti, so come va gestita. Ci sono cresciuto lì dentro. So quali possono essere i problemi o le risorse. Come si fa ad andare avanti insieme e ad aiutare un club se ciascuno fa il proprio interesse? Poi di tutto quello che riportano a Boston arriva un decimo di verità"

Il ruolo Baldissoni
"Baldissoni è stato un dirigente della Roma. Ha cercato di direzionarmi no so dove, ma mi ha direzionato... Sotto alcuni punti di vista mi ha anche aiutato"

Tante vacanze, poco lavoro
"Paddle, calcetto, vacanze? I dirigenti e la società sono stati sempre al corrente di quello che facevo e mi hanno dato la loro disponibilità, perché ho portato la Roma nel mondo. Pure altri dirigenti vanno in vacanza, ma non li riconosce nessuno..."

De Rossi e le notizie di stampa
"La mail c'è...Io mi fido di De Rossi al 100%. Ci metto la mano sul fuoco. Sono sicuro che non sia stato lui a dire quelle cose"

Le difficoltà con Pallotta
"In due anni io non ho mai sentito nessuno. Nè Pallotta, nè Baldini. Che dovevo pensare? Che ero benvoluto? Sono otto anni che dicono che vinciamo lo scudetto.. spero che ci riescano"

Malagò presidente della Roma
"Se diventerà presidente mi chiamerà di sicuro. Mi darà fiducia, dicono che è mio amico. A me non serve stare davanti a tutto, ad altri sì..."

Cosa ha fatto più male

"Per me sono stato un peso per questa società. Mi hanno detto che sono troppo ingombrante sia da calciatore, sia da dirigente"

Pallotta qui per lo stadio o per la Roma?
"Non posso rispondere. E' una domanda che dovete fare a lui"

Lavorare in altri club?
"Non rimango disoccupato. Ci sono state alcune offerte da squadre italiane. Io prendo tutto in considerazione perché adesso sono libero. Lazio, Napoli? Adesso non esageriamo... La Fifa, la Federazione. Tanto si sa. Tante cose le ho sapute leggendo i giornali. Io sapevo tutto dopo"

Qualcosa per cui ringraziare Pallotta?
"Mi ha dato la possibilità di restare a Roma e di consocere un'altra realtà che io conoscevo sotto altri punti di vista. Facendo il dirigente ho conosciuto altre cose che mai avrei pensato di sapere. Io non sputo nel piatto dove ho mangiato. Spero che Pallotta riporti la Roma più in alto possibile. Ora deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente. Spero che chi gli sta vicino gli dia indicazioni giuste. Non gli ho mai parlato direttamente. Ci siamo visti solo una volta dopo il mio addio al calcio. Speravo di potermi confrontare con lui, ma non ho mai avuto la possibilità di farlo. La Roma è la Roma, il resto non conta niente. Il presidente ora deve essere bravo a cambiare registro"

17 giugno data casuale
"Purtroppo è una data casuale, non voluta. Speravo ci fosse un solo 17 giugno. Non pensavo di dover dire 'Ciao Roma' dopo 30 anni proprio oggi"

Sentito Florenzi e Pellegrini?
"Florenzi no. Ho sentito solo Pellegrini e gli faccio i complimenti per ieri con l'U21. Non ci credeva, ma ci crederà. A lui ho promesso tante cose e spero che queste cose possano avverarsi. E' uno speciale. Uno forte in campo e fuori. Una persona pulita che può far bene alla Roma e dare tanto a questa maglia. E' tifoso della Roma. E qualche romano in squadra serve sempre. Quando a fine partita, dopo una sconfitta, qualcuno ride, ti girano... Se hai queste persone a Trigoria non si va da nessuna parte. Tutti uniti si può fare qualcosa"

Lavorare con Mancini?
"Mancini spero che possa far bene. Ha una grande Nazionale e deve essere bravo a portarla sul tetto d'Europa. Io faccio da ambasciatore e cercherò di portargli fortuna"

Perché vogliono togliere il "cuore e l'anima" alla Roma?
"Per me non si rendono conto perché non vivono la quotidianità. Non vedono le tv, non sentono le radio. Stando qui è tutto diverso. Dall'altra parte del mondo arriva l'1% di quello che succede a Roma. Però è quello che volevano e a loro non cambierà nulla"

Progetto di ritorno
"Ci sono stati in questi due anni alcuni problemi tra me e alcuni dirigenti. E io ho deciso di prendere questa decisone brusca. Se un giorno dovessi avere la possibilità di rientrare con le giuste condizioni, io ci sarò. Se mi avessero ascoltato, non mi sarei mai dimesso"

Fede Roma
"Non si può cambiare la fede. Ho la possibilità di valutre altre situazioni. Non mi espongo più di tanto. Il rispetto verso i tifosi e il mio popolo è del 100% e nessuno me lo toglierà"

Scelte tecniche non condivise e Monchi
"Non farò nomi. Tornando dalle vacanze dopo che ho smesso il primo anno mi hanno chiesto un parere su un giocatore e io l'ho sconsigliato. I dirigenti mi han detto che andavo sempre contro di loro. Io avrei fatto un'altra scelta e sicuramente ci avrei azzeccato. Un giocatore dell'Ajax. Monchi non l'ho più sentito"

Gestione del caso Nainggolan
"Ho preso una posizione forte. La maggior parte dei dirigenti non volevano dare una forte punizione, ma negli altri club forti queste cose non succedono. Quando uno sbaglia, deve pagare. Altrimenti gli altri si accodano. Può essere anche Messi o CR7. Dentro lo spogliatoio deve esserci rispetto"

Il contratto dirigenziale della Sensi
"Era già definito il ruolo. Ed era quello di direttore tecnico. E' quello che mi si addice di più"

Dopo la semifinale di Champions
"Dopo la semifinale, pensi di poter giocare la finale. Di Francesco l'ha preso Monchi, non l'ho portato io. Lui ha chiesto 4-5 giocatori e non glieli hanno mai presi. Non sto difendendo il tecnico, ma le cose bisogna saperle tutte"

Consiglieresti la Roma e un calciatore?

"Io gli direi la verità. Gli presenterei la situazione, poi la decisione spetterebbe al calciatore. Le cose belle? La città, il mare, la montagna, il sole. E i tifosi della Roma, che sono i più belli di tutti"




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