Il presidente giallorosso: "Ne parliamo da tempo. Monchi da lui avrà molto da imparare"
A un passo dall'ultimo atto della sua carriera da calciatore, ma anche pronto per sedersi dietro a una scrivania e continuare a lavorare per la sua Roma. Il futuro di Francesco Totti, al netto di una precisa volontà personale, è stato programmato con attenzione perché il suo addio sia meno traumatico possibile e la sua "romanità" resti un punto di riferimento per tutti. Logico, dunque, anche se non scontato quindi ancora più significativo, che James Pallotta, numero uno della Roma, parli di Francesco come "del futuro direttore tecnico". "Con Francesco - dice - avevamo già parlato di tutto questo. Monchi da lui avrà solo da imparare".
Da imparare, certamente, anche se può sembrare una follia immaginarsi il "miglior direttore sportivo del mondo" - così viene unanimamente considerato Monchi - che va a lezione da un calciatore. Però di fronte a un futuro tutto da scoprire e sicuramente da programmare c'è una città che va capita, studiata, vissuta. E allora sì, in questo senso Totti può e deve insegnare Roma e la Roma. Perché nessuno come lui sa di cosa si stia parlando.
Totti dietro a una scrivania, come in uno spot in cui gli si ricorda beffardamente e ironicamente che non c'è campo, è un pensiero che comunque stride. E' un percorso naturale, per carità, cui il capitano per eccellenza si è gradualmente abituato. Ma resta un'immagine da spot e nulla più, qualcosa che si guarda con un occhio mezzo chiuso per lasciarsi nel pensiero l'immagine dei gol e delle esultanze. Però il futuro è lì e lì c'è Roma che vuole ancora affidarsi all'esperienza e al carisma del suo uomo immagine. Direttore sportivo, già. E allora quello che viene naturalmente da pensare è che sarà comunque bello non liberarsi di lui e ascoltarlo. Per questo, per la gratitudine che gli si deve e per molto altro, sarà in ogni caso Totti. Con un ruolo diverso, ma pur sempre Totti. Non basterà, ma potrà bastare.