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Verso Salernitana-Inter, Paulo Sousa: "Servirà sofferenza e fortuna, loro non sono stanchi"

Il tecnico dei granata non si fida dell'Inter e avverte i suoi: "Dobbiamo rendere orgogliosi i tifosi"

06 Apr 2023 - 15:21

La Salernitana di Paulo Sousa è pronta ad affrontare l'Inter di Simone Inzaghi, squadra che il tecnico dei campani non può e non vuole sottovalutare. A caccia del sesto risultato utile consecutivo in campionato, i granata non si fidano dei nerazzurri, reduci da tre sconfitte di fila in Serie A: "Non credo a una squadra stanca. Hanno vinto la Supercoppa, sono in semifinale di Coppa Italia e sono tra le prime otto in Europa. Solo in campionato sono leggermente in ritardo, ma ci sono tutti i presupposti per restare tra le prime quattro e qualificarsi in Champions".

In conferenza stampa il tecnico dei campani ha poi sottolineato: "Hanno una rosa ampia, individualmente di qualità, che consente di trovare sempre soluzioni. Dovremo mettere in campo armi diverse, ma non aspettatevi un avversario stanco fisicamente e mentalmente. Sono ed erano in grado di vincere tutte le competizioni".

Paulo Sousa sa bene cosa servirà alla sua Salernitana per avere la meglio sull'Inter: "Bisogna essere orgogliosi di affrontare una squadra del genere. Abbiamo preparato la nostra strategia, ci saranno spazi nei quali inserirci per avere vantaggi rispetto al comportamento degli avversari. È chiaro che dovremo stare attenti al reparto offensivo dell'Inter, occorreranno convinzione, determinazione e gioia perché i nerazzurri hanno la miglior rosa individuale della serie A. In tanti momenti occorre la consapevolezza che dovremo soffrire, sperando che ci possa accompagnare anche un pizzico di fortuna. E la porteremo dalla nostra parte solo se saremo bravi dal primo all'ultimo minuto".

"I loro mediani non sono tanto alti, ma fisici. Contro tutti gli avversari, soprattutto contro chi è tecnicamente inferiore, dimostrano di essere forti sulle palle inattive. Proprio per questo ho studiato, mi sono aggiornato e ho trasmesso le mie idee alla squadra" ha spiegato Sousa. Quanto alle scelte di formazione: "Avevo pensato a Fazio titolare, ma purtroppo anche ieri ha avuto qualche problema e non sarà inserito nell'elenco dei convocati. Attacco? Piatek sta lavorando bene. Non partirà sempre dal primo minuto, toccherà a me trovare altre soluzioni quando deciderò di non schierarlo dall'inizio".

Battere l'Inter, o comunque fare risultato positivo, può significare molto per la Salernitana: "Abbiamo acquisito consapevolezza e identità. Ogni momento è buono per avvicinarsi al nostro obiettivo, teoricamente la chance era arrivata già a La Spezia domenica scorsa. Abbiamo già ottenuto un risultato positivo col Milan, tra l'altro con una prestazione di livello. Ci deve essere voglia e orgoglio di affrontare avversarie del genere. La gioia e la convinzione non devono mai mancare. Tocca a noi rendere orgogliosi i tifosi, vanno rappresentati al massimo perché lo meritano. Poi non è detto che porteremo sempre a casa punti a cospetto delle big, ma è obbligatorio creare i presupposti per crederci".

Poi attenzione ai singoli: "Scelgo di volta in volta anche in base all'avversario. Io non mi voglio soffermare sui singoli, ma oggi posso parlare diversamente. Mi soffermo su Bonazzoli. Dal punto di vista tecnico può fare la differenza, potenzialmente è un attaccante top e può essere micidiale. Noi, però, abbiamo bisogno di tante altre cose. Qui siamo alla Salernitana, siamo in difficoltà e devo avere risposte che vadano oltre l'aspetto qualitativo. Vilhena? Sul duello non è Coulibaly, ma stiamo lavorando anche su questo. In nazionale fece anche l'esterno. È un ottimo palleggiatore".

Sulle indagini che coinvolgono il club ha poi voluto precisare: "Parlo di ciò che riguarda me e che posso controllare. Il mio pensiero è l'Inter. Il direttore sportivo mi ha aggiornato, ma non c'è nessuna preoccupazione da parte della Salernitana e della società".

Infine un ricordo sul Paulo Sousa nerazzurro: "Mi sono divertito a giocare lì. Ero a Dortmund, mi chiamò Moratti e riuscì a portarmi a Milano strappandomi a due società importantissime spagnole. C'era Ronaldo, il migliore al mondo in quel momento. Sposavano la mia mentalità: volevano vincere tutte le partite".

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