L'ex presidente blucerchiato si lascia andare dopo l'arreso e l'inchiesta aperta dalla Procura di Paola
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Massimo Ferrero, arrestato per reati societari e bancarotta in seguito all'inchiesta aperta dalla Procura di Paola sul fallimento di quattro società in Calabria, si sfoga dal carcere lamentandosi del fermo. "Non mi hanno mandato agli arresti domiciliari perché ritenevano non fosse una misura adeguata. Se volevo potevo far perdere le mie tracce quando stavo girando le puntate di Pechino Express" le parole riportate da Il Secolo XIX.
L'ex presidente della Sampdoria (si è dimesso proprio in seguito all'avvio delle indagini) continua: "Se ho la Digos che mi segue da tempo e mi mettevano il braccialetto elettronico agli arresti domiciliari come potevo scappare? Dicono che potrei fuggire: è una follia, dove potrei andare?". Ferrero, che ha una scorta privata, infatti è posto sotto 'vigilanza dedicata' negli spostamenti effettuati a Genova da circa due anni, quando era naufragata la cessione del club al gruppo guidato da Gianluca Vialli e aveva ricevuto minacce. Una misura che la Digos adotta per quei cittadini considerati a rischio.
Ma il GIP ha effettuato il fermo non per un pericolo di fuga, bensì perché esisterebbe "un concreto e gravissimo pericolo di commissione di delitti analoghi a quelli per cui si procede". In pratica l'arresto è arrivato per timore che l'indagato possa reiterare il reato se tenuto in libertà.
Parlando dell'arresto, Ferrero ha ricordato: "Ora sto bene. Mi sono arrabbiato con i finanzieri che non mi hanno concesso di essere trasferito nella mia casa romana per assistere alla perquisizione e mi è uscito un fiotto di sangue dal naso, ho avuto un picco di pressione".