Il tecnico ha parlato a Vanity Fair: "I tifosi del Napoli sanno l'amore che ho per loro. Tuta? Se una società non vuole, non la metterei"
Il successo in Europa League alla guida del Chelsea gli ha appiccicato addosso l'etichetta da vincente. Maurizio Sarri dopo un inizio complicato a Londra e in Premier, passando anche dalla contestazione dei tifosi Blues, si è preso una rivincita conquistando la qualificazione in Champions League per la prossima stagione e il suo primo trofeo in carriera, internazionale per giunta. Oggi il suo nome è accostato alla Juventus e nei giorni più caldi della sua estate, Vanity Fair pubblica un'intervista (uscirà il 5 giugno) in cui lo stesso Sarri parla della nostalgia dell'Italia: "E' stato un anno pesante, per noi italiani il richiamo di casa è forte e senti che manca qualcosa".
Un ulteriore indizio, chissà, sicuramente una scelta che sarebbe nuovamente di vita dopo aver dimostrato di poter essere all'altezza anche fuori dall'Italia dove il "Sarrismo" dei tempi di Napoli di estimatori ne aveva già parecchi. "Alla mia età faccio solo scelte professionali, è l'anagrafe a dirlo visto che non potrò allenare ancora 20 anni". Scelte professionali dunque, non di cuore o chissà cosa, per buona pace dei tifosi del Napoli che si sentirebbero traditi dall'eventuale approdo alla Juventus del loro ex maestro di origini napoletane.
Sui sentimenti nel calcio però il concetto di Sarri è ben chiaro, la professione può portare a scelte difficili che però, se di amore sportivo si parla, non dovrebbero scalfire i rapporti con le tifoserie: "I napotelani conoscono l'amore che provo per loro, ho scelto l'estero per non andare in un'altra squadra italiana. La fedeltà per me è dare il 110% quando ci sei, che si fa se ti mandano via? Si resta fedele a una moglie da cui hai divorziato". Insomma, le bandiere - dopo Totti - non esisteranno più.
Il "Sarrismo", il gioco spettacolare mostrato dalle sue squadre tra Empoli e Napoli, potrebbe dunque tornare in Serie A anche se in molti non rivedono il suo stile, in campo e in panchina con la tuta, consono a grandi squadre come potrebbe essere la Juventus. Un non problema evidentemente, che lo stesso tecnico ha minimizzato: "Se la società mi imponesse di vestirmi in un altro modo, lo accetterei". Del resto non è scaramanzia ma comodità, per i gesti propiziatori Sarri ha altri - e numerosi - modi per attirare la fortuna.