Perché tifosi e sportivi dovrebbero essere penalizzati rispetto agli appassionati di cinema e di teatro?
di Gianluca Mazzini
In Italia la confusione che regna per la Fase 2 è superiore solo a quella per la Fase 1. Fra i provvedimenti per la ripartenza preannunciati (ma da verificare) ci sarebbe anche quello della riapertura di cinema e teatri. Il Governo dovrebbe far riaprire i battenti a questi esercizi da giugno. Sempre che le Regioni non vadano per conto loro anticipando i tempi. L’ormai onnipotente Comitato Tecnico-Scientifico (CTS), che non si occupa solo dello sport, sembra aver dato il via libera. Naturalmente saranno imposti protocolli molto “rigidi e restrittivi” come quelli previsti per le sante messe (che ripartiranno dopo la metà di maggio). In particolare saranno disciplinate le distanze tra gli spettatori, l’uso delle mascherine, le modalità di ingresso. Inoltre dovrebbe esserci anche una normativa che riguarda le postazioni sul palcoscenico e dell’orchestra. Il CTS ha invece frenato su riaperture di sale da ballo, discoteche e locali notturni dove il distanziamento sociale sarebbe impossibile. Ma torniamo a cinema e teatri. Verrebbe da chiedersi che differenze ci sono tra questi locali e gli stadi? Due sono di facile individuazione. L’ubicazione e la grandezza. Gli stadi sono più grandi e soprattutto sono all’aperto. E se nell’elenco volessimo inserire i palazzetti dello sport, qui saremmo certamente di fronte a locali al chiuso ma di ampie dimensioni.
Perché tifosi e sportivi dovrebbero essere penalizzati rispetto agli appassionati di cinema e di teatro? Le similitudini tra il calcio (e più in generale gli sport di squadra) e il teatro sono parecchie. Anche sul palcoscenico gli attori, esattamente come i calciatori, non possono usare mascherine e non possono mantenere le distanze di sicurezza. Anche nella recitazione ci sono scambi di abbracci e contatti fisici. E anche i camerini possono essere paragonati agli spogliatoi da sanificare.
Anche negli stadi si potrebbe stabilire il numero chiuso per gli spettatori che si potrebbero sedere ben distanziati tra loro. Si potrebbe misurare la febbre a chi entra, controllare che si indossino le mascherine, regolare i flussi di uscita. Esattamente quello che si vuole fare per cinema e teatri.
Ma prima di aprire gli stadi bisogna capire se da noi ripartirà il campionato. Nella nostra situazione di dubbio in Europa ci sono solo quattro Paesi: la Scozia, la Slovenia, Andorra e la Georgia. Tutti gli altri hanno deciso. Non si gioca più in Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Gibilterra. Si torna in campo (tra il maggio e giugno) in altri quaranta (40!) Paesi. Primo a riaprire il campionato tedesco il 16 maggio.
Inizialmente si giocherà ovunque a porte chiuse poi si vedrà. Soprattutto se nei diversi Paesi dovessero riaprire cinema e teatri.