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Accadde oggi: nel 2010 Pazzini spegneva il sogno-scudetto della Roma

Il 25 aprile di dieci anni fa una doppietta dell'attaccante stese i giallorossi all'Olimpico e regalò il campionato all'Inter del Triplete

25 Apr 2020 - 08:08

Nel calcio, rimontare è sempre emozionante. Tuttavia, è pericoloso pensare di aver terminato il compito troppo presto: la storia è piena di recuperi prodigiosi seguiti da blackout che hanno rovinato tutto. I tifosi romanisti lo sanno bene, avendo perso in questo modo due campionati: quello del 1986 con il k.o. contro un Lecce retrocesso da un mese e quello del 2010. Il 25 aprile di dieci anni fa Giampaolo Pazzini spense i sogni-scudetto della Roma, che dopo un inizio disastroso aveva sorpassato l'Inter in testa alla classifica.

I giallorossi partirono perdendo contro Genoa e Juventus: Luciano Spalletti si dimise e fu sostituito da Claudio Ranieri. Romano e romanista, il mister testaccino non ha mai nascosto il suo affetto verso i colori giallorossi, difesi in gioventù da calciatore ma mai da allenatore. Ranieri portò ordine laddove c'era confusione: difesa a quattro e alcuni punti fermi come Totti, Pizarro, Perrotta, Taddei, Vucinic e De Rossi. Un infortunio del capitano coincise con l'unico periodo di flessione in campionato: tre sconfitte consecutive contro Milan, Livorno e Udinese. Risultati pesantissimi, quelli contro i toscani, arrivati ultimi in classifica ma capaci di togliere alla Roma ben cinque punti su sei. I giallorossi, però, erano rigenerati dal cambio in panchina e chiusero il girone di andata con una striscia di nove risultati utili consecutivi, compreso un derby deciso da Cassetti (1-0).

Non era ancora nulla, perché la Roma allungò questo filotto addirittura a 24. Arrivarono tre punti in trasferta contro la Juventus (grazie a un gol all'ultimo respiro di Riise) e la vittoria nel derby di ritorno con una doppietta di Vucinic, un rigore parato da Julio Sergio e i pollici all'ingiù di Totti per schernire la Lazio, coinvolta nella lotta per non retrocedere. Soprattutto, Ranieri vinse lo scontro diretto con Mourinho il 27 marzo: all'Olimpico la Roma piegò 2-1 l'Inter con il gol decisivo di Toni. I giallorossi c'erano e i nerazzurri sentivano il fiato sul collo, al punto da cedere il primato alla 33esima giornata, pareggiando 2-2 a Firenze. 
Dopo zero punti nelle prime due giornate, a quattro turni dalla fine la Roma aveva incredibilmente in pugno il campionato: 71 punti contro i 70 dell'Inter, arrivata stanca al finale, essendo impegnata su tre fronti, mentre Totti e compagni erano usciti dall'Europa League per mano del Panathinaikos. Una sola l'insidia da evitare nel calendario: la Sampdoria di Gigi Delneri, che a Roma c'era stato (2004-05) ma non aveva lasciato il segno. 

I blucerchiati erano in piena lotta per il quarto posto, l'ultimo che dava accesso alla Champions League. Una lotta serrata con il Palermo, mentre il Milan - pur in netta flessione - sembrava abbastanza certo della terza piazza. Erano i rosanero della fantasia al potere (Miccoli, Pastore e Ilicic), ma la Sampdoria rispondeva con la coppia Cassano-Pazzini. Con i nuovi gemelli del gol i genovesi non partivano battuti nemmeno all'Olimpico nella partita che decise il campionato 2009-10, lo storico Roma-Samp del 25 aprile. Assedio a una porta nel primo tempo: l'1-0, firmato Totti (14'), stava stretto ai giallorossi, che presero anche un palo con il capitano. Storari, che contro la Roma ha sfoderato sempre prestazioni stellari, tenne a galla gli ospiti con parate da cinema su Vucinic e Menez. 

Tuttavia l'Olimpico all'intervallo non poteva essere granché preoccupato: la Roma stava dominando e, con l'1-0, avrebbe risposto al 3-1 dell'Inter sull'Atalanta, tornando in testa al campionato con il dente più doloroso già tolto. Quella beffa contro il Lecce pareva lontana ben più di 24 anni. Mancava però il secondo tempo e, per la ciclicità imponderabile del calcio, la Roma subì lo stesso destino del 1986: la doppietta, quella volta, non arrivò da Barbas, bensì da Pazzini. Sull'1-1 (52'), Cassano fece impazzire Burdisso e Menez, pennellando un cross mancino incornato in rete dal “Pazzo”, appostato sul secondo palo. Sul 2-1, arrivato a cinque minuti dalla fine, Burdisso andò ancora in difficoltà sulla fascia e il bomber punì in spaccata. Dall'altra parte, invece, Storari rispose da fenomeno su Toni e Riise. Calò il gelo sull'Olimpico: solo un improbabile passo falso dell'Inter avrebbe riparato il danno per la squadra di Ranieri. Non arrivò: nei turni successivi i nerazzurri sconfissero Lazio (nella gara passata alla storia per lo striscione “Oh nooo...”), Chievo e Siena, ponendo la seconda mattonella dello storico Triplete. Alla Roma non restarono che le briciole e l'amarezza di non aver imparato dalla storia.

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