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Allarme in Serie A: è scomparso il Brasile

di Matteo Dotto
16 Dic 2024 - 07:30
 © Getty Images

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Fischi sabato sera alla squadra più titolata d’Italia, fischi ieri sera alla squadra italiana più titolata in Europa. S’infrangono contro Venezia e Genoa, due squadre impegnate nella lotta per non retrocedere, i sogni di scudetto e fors’anche di prossima Champions di bianconeri e rossoneri. Juventus a -9 dall’Atalanta capolista, Milan addirittura a -14 e a -8 dal quarto posto. Nel confronto diretto “miseria vs nobiltà” ne esce trionfatore anche il Como che supera in extremis la Roma. E così mentre la Dea prova a rendere una solida realtà il sogno scudetto, mentre il Napoli insegue a due lunghezze e Lazio e Inter misurano questa sera le loro ambizioni tricolori, la zona retrocessione si infiamma con ben sette squadre nel giro di soli due punti e Monza e Venezia pericolosamente staccate di 5 lunghezze dal quart’ultimo posto. Un campionato magari non altamente spettacolare ma di sicuro incerto. Con una assenza che fa rumore…

SAUDADE – Saudade. Tradotto in italiano: nostalgia, mancanza. È il sentimento che proviamo noi appassionati di calcio per un campionato che ormai da tempo ha perso l’allegria e la magia del “futebol bailado”. Chi ha vissuto la Serie A degli anni Ottanta ha ancora impressi nella mente la straordinaria personalità di Falcao, le geometrie di Junior, le delizie di Zico, i tacchi di Socrates piuttosto che i gol di Careca. Tra fine vecchio e inizio nuovo millennio siamo poi stati piacevolmente “invasi” da una serie di Palloni d’oro a tinte verde-oro vinti “in diretta” (Ronaldo con l’Inter nel 1997 e Kakà con il Milan dieci anni dopo) o “ereditati” (è il caso di Rivaldo e Ronaldinho approdati dal Barcellona in rossonero qualche anno dopo i trionfi del 1999 e del 2005). Per trovare, oggi, nella classifica cannonieri della nostra Serie A il nome di un brasiliano bisogna scendere oltre la 50esima posizione: a quota 2 gol troviamo l’atalantino Ederson (l’unico brasiliano a brillare nei piani nobili della classifica a squadre) e il lariano Strefezza. Poi altre “briciole”: una rete per Messias (Genoa), il “vice-Kvara” David Neres (Napoli), brillante sabato a Udine, Hernani (Parma) e Brenner (Udinese). La miseria di 8 reti made in Brasil su un totale di 423.

Brasiliani d’alta classifica, si diceva: oltre a Ederson, poca roba. Qualche acuto di Neres, qualche lampo viola di Dodò, qualche guizzo dell’interista Carlos Augusto. E poi le grandi delusioni Emerson Royal al Milan e Douglas Luiz alla Juve, con i tifosi bianconeri che rimpiangono giustamente il lungodegente Bremer e fischiano a ripetizione il capitano Danilo. Saudade. Nostalgia di vedere un attaccante brasiliano vincere la classifica cannonieri: non ci sono riusciti bomber del calibro di Careca, Casagrande, Ronaldo, Edmundo, Adriano e Pato. Pensate che l’ultimo a trionfare è stato Marcio Amoroso con l’Udinese nel 1999 (22 centri). Prima di lui solo altri due brasiliani avevano conquistato il trono del gol: Vinicio (Vicenza, 25 reti nel 1965-66) e Da Costa (Roma, 22 nel 1956-57). Il tutto a fronte di ben dieci trionfi argentini: da Angelillo nel 1959 a Lautaro Martinez l’anno scorso passando per Sivori, Manfredini, Maradona, Batistuta, Crespo, Icardi (due volte) e Higuain. I fasti del Brasile in Italia si racchiudono in un paio di formazioni che possiamo allestire a partire dal 1980, anno della riapertura delle frontiere italiche...

BRASILE 1 (4-3-1-2): Taffarel; Cafu, Edinho, Aldair, Roberto Carlos; Toninho Cerezo, Falcao, Junior; Zico; Careca, Ronaldo
BRASILE 2 (4-3-2-1): Dida o Julio Cesar; Maicon, Thiago Silva, Lucio, Maxwell; Emerson, Dunga, Leonardo; Ronaldinho, Kakà; Adriano Il tutto, ovviamente, opinabile. Con tanti campioni esclusi ad arricchire le due panchine: Socrates, Alemao, Branco, Casagrande, Rivaldo, Edmundo, Dani Alves e Marquinhos solo per fare qualche nome. Il Brasile scomparso dai radar dei campi della Serie A, non ha mai peraltro espresso un allenatore scudettato e soltanto Leonardo (Coppa Italia 2011 con l’Inter) è riuscito a sollevare un trofeo. Considerando l’esperienza di Sebastiao Lazaroni alla Fiorentina più pittoresca che altro, non resta che aspettare uno squillo da Thiago Motta. Magari non quest’anno ma (forse) il prossimo…

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