Il 15 aprile il Tribunale federale aveva prosciolto Juve, Napoli e tutti i dirigenti coinvolti: ora la sentenza viene confermata
La Corte d'appello della Figc ha respinto il ricorso presentato dalla Procura federale sul caso plusvalenze, confermando dunque la sentenza di primo grado del Tribunale federale che, lo scorso 15 aprile, aveva prosciolto Juve, Napoli e altre 9 società, oltre a 59 dirigenti tra cui Aurelio De Laurentiis e Andrea Agnelli. Nelle motivazioni era emersa l'impossibilità di stabilire un metodo oggettivo di valutazione del valore di mercato di un calciatore.
La Corte ha respinto anche i ricorsi incidentali presentati da quattro dei club coinvolti (Juventus, Sampdoria, Empoli e Parma) per l’eccezione procedurale sul mancato deposito da parte della Procura della nota Covisoc sulle plusvalenze del 14 aprile 2021.
L'udienza davanti al presidente Mario Luigi Torsello è iniziata poco dopo le 10, con l'intervento del capo della Procura, Giuseppe Chinè, che ha definito la sentenza di primo grado "totalmente immotivata". Dopodiché è toccato ai legali degli undici club coinvolti, che hanno fornito le loro controrepliche, per una fase dibattimentale durata in tutto quasi cinque ore, prima della decisione di confermare quanto stabilito dal Tribunale.
All'apertura del processo Chinè aveva chiesto multe salate per i club (800.000 euro per la Juve, 329.000 euro per il Napoli) e lunghe inibizioni per i dirigenti (tra cui 12 mesi per Agnelli e 11 per AdL).