Come tre anni fa si sta andando verso un'autentica rivoluzione tra gli allenatori, tra le big solo Inzaghi è sicuro di restare
L'estate del 2021 è stata quella più rivoluzionaria del mercato allenatori, soprattutto tra le grandi della Serie A. Non ai livelli del 1991, 2001, 2010 e 2019, quando le tre big, Inter, Juve e Milan, hanno sostituito le loro guide tecniche, ma comunque è inevitabile parlare di considerevoli novità, visto che, tre estati fa, i cambi hanno riguardato parecchie squadre. Tra le grandi solo Pioli è rimasto saldo al suo posto. E forse non è un caso che proprio il suo Milan, all'insegna della continuità, abbia vinto quello scudetto.
Questa volta, anche se è obbligatorio usare i condizionali dato che siamo in febbraio, l'unica panchina non a rischio sembra essere quella dell'Inter. Ed è quantomeno sintomatico della volubilità del mondo del calcio, se si pensa che un anno fa Inzaghi sembrava destinato a un addio legato alle troppe sconfitte in campionato.
Non è sicuro di restare sulla panchina della Juventus Max Allegri, nonostante un altro anno di contratto. Il suo sogno di andarsene a fine stagione con un grosso trofeo da lasciare in eredità, prima di abbandonare da eroe, sembra ormai sfumato e difficilmente si andrà verso un rinnovo dopo il 2025 (l'anno in cui scade l'accordo tra le parti) e la società non è intenzionata a iniziare la prossima stagione con un allenatore in scadenza. Il nome caldo, anzi candidissimo, è sempre quello di Thiago Motta, l'allenatore del momento. Giuntoli lo apprezza, le parti si sono parlate, ed è lui il vero candidato alla panchina bianconera.
In casa Milan si continua a dire che la fiducia in Pioli è intatta, anche se i tifosi non sembrano molto d'accordo. I contatti con Conte ci sono stati ma l'ex allenatore di Juve e Inter sembra destinato a club con più forza economica, vedi alla voce Bayern. In casa rossonera si aspetta di vedere l'evoluzione della stagione e, se si dovesse procedere a un cambio (anche fisiologico visto che Pioli è lì da fine 2019...), si pensa a un allenatore non di eccessiva esperienza ma con idee innovative, sulla strada intrapresa nel 1987 con Sacchi. E chi meglio di Palladino che la coppia Berlusconi-Galliani, come ai tempi del Milan, ha lanciato nel Monza? Se c'è un nome che piace da quelle parti è quello dell'artefice della recente sconfitta rossonera.
Destinato a cambiare anche il Napoli, a meno che Calzona chiuda alla grande la stagione. L'idea è comunque quella che possa essere solo un traghettatore e che sia la persona giusta per aprire la strada al grande ritorno di Sarri, destinato a lasciare la Lazio a fine stagione, dopo un'annata in cui si è preso colpe non sue sotto un presidente che non gli ha comprato nessuno dei giocatori da lui voluti in estate, ha venduto Milinkovic-Savic e non è intervenuto nel mercato di gennaio. Il problema sono i rapporto non idilliaci con De Laurentiis, ma rivedere il Comandante nel suo alveo naturale sarebbe una suggestione troppo forte per i tifosi azzurri.
A meno di un finale di stagione disastroso è invece destinato a rimanere Daniele De Rossi alla Roma, caso di traghettatore che si trasforma in allenatore ben saldo in panchina grazie ai risultati e all'impronta di gioco data ai giallorossi in poco tempo. Il fatto di essere adorato dal popolo romanista non sarebbe stato sufficiente a garantirgli un futuro certo. Ma la forza del lavoro sì.
Cambieranno sicuramente Bologna e Torino, grandi dubbi anche sulla Fiorentina, con Italiano sul taccuino di parecchie squadre, anche di livello. Sicuri di restare Gasperini all'Atalanta, che sta scalando la classifica dei più longevi allenatori sulla stessa panchina (è arrivato nel 2016 come Guardiola al City), e Gilardino al Genoa, forse la sorpresa più grande dell'attuale Serie A.