Quella di Nicchi sia inquadrata come una provocazione per sollevare un problema, non un reale scenario dei prossimi mesi
di Gianluca Mazzini
La ripresa del campionato non si scorge neppure all’orizzonte ma le polemiche sono già ricominciate, complice l’intervista del numero uno degli arbitri Marcello Nicchi che, facendo il punto su una possibile ripartenza del calcio, ha posto alcune questioni condivisibili. Una sua dichiarazione equivoca sul check televisivo del VAR ha però immediatamente scatenato la rivolta dei tifosi via social. Andiamo con ordine.
Nicchi ha sostenuto, giustamente, che gli arbitri sono la componente più a rischio in caso di ripresa del campionato. “Si muovono da soli con treni e aerei e non possono essere mandati allo sbaraglio”. E fin qui nulla da eccepire. A far discutere è stata questa frase: “Ripartire senza VAR potrebbe essere una delle cose che ci costringono a fare. Oggi per il VAR si usano ambienti angusti tipo furgoni dove, oltre agli arbitri, lavorano operatori tv e mancano le distanze di sicurezza”. Sarebbe davvero possibile ritornare a partite senza il supporto tecnologico per gli arbitri?
Qui non ci siamo. Fermo restando il fatto che la salute viene prima di tutto, c’è un punto ineludibile. Se si riparte, si riparte con le stesse squadre, con gli stessi arbitri e soprattutto con le stesse regole. Quindi anche con il VAR. Per trovare soluzioni tecniche e tecnologiche adeguate c’è tutto il tempo visto che, nella migliore delle ipotesi, si inizierà a giocare a fine maggio. Praticamente tra due mesi.
Ad esempio si può anticipare il progetto di centralizzare il VAR tutto a Coverciano, sul modello di quanto avviene già in Germania per la Bundesliga. La VAR Room avrebbe già dovuto essere operativa ma i lavori sono stati fermati per problemi burocratici. Complice l’emergenza che sta vivendo il Paese, si potrebbero accelerare i lavori o partire anche se non fossero pronte tutte e 10 le sale tv previste.
O, ancora, si possono trovare soluzioni migliorative negli stadi con spazi più ampi (e non più nei furgoni) per installare i monitor degli arbitri. Oppure si può pensare ad un sistema misto. Gli stadi che dispongono di maggiori spazi utilizzeranno il VAR in loco, per gli altri con meno agibilità si lavorerebbe da Coverciano. Si tenga comunque presente che le regie televisive (dove gli spazi non abbondano) sono operative in tutta Italia 24 ore su 24 per tutti i canali tv.
L’esplosiva dichiarazione di Nicchi va inquadrata, secondo noi, nel novero della semplice provocazione. Ovvero denunciare un problema ma con l’obiettivo di trovare una soluzione. Alla polemica montante mancano ancora i commenti degli addetti ai lavori ma meglio risparmiarceli visto che tra le società infuriano già le discussioni sulla ripresa del torneo.
Una cosa è certa, ripartire con il VAR non è solo una scelta di buon senso ma un diritto dei tifosi e dei giocatori ma soprattutto degli arbitri. Sono loro che rischiano di finire sulla graticola senza possibilità di tutela. Rischierebbero di essere travolti da un mare di polemiche tale da far rimpiangere la ripresa del campionato.