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La squadra di Inzaghi è un’orchestra rock, quella di Allegri suona un rap scarno, ma entrambe possono durare: lo dicono i numeri. Il Milan invece...
di Bruno Longhi© x
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Inter-Juve, la storia di una rivalità, mai sopita nel tempo, e riaccesa dall’attuale posizione di classifica delle due. Vincono entrambe, ma percorrendo strade diverse. La squadra di Inzaghi è un’orchestra rock, tipo Queen, capace di coniugare bellezza, concretezza, aggressività, organizzazione, precisione e tecnica. Peculiarità che ha mostrato nel primo tempo della gara con l’Udinese, in cui gli estasiati 70.000 di San Siro sono stati indotti a ricercare nella loro memoria paragoni con altre Inter del passato. Molti hanno ripensato alla “stupenda” di Trapattoni, quella di Matthaus e Brehme, di Serena e Diaz, assoluta dominatrice del campionato 88/89. Lo hanno fatto ricordandone la bellezza ancor prima dei risultati.
Ma oggi non è ieri. Chi c’era allora può fare paragoni, anche se viziati dal tempo che passa. Ma chi non c’era, si gode il “bel calcio” di oggi, ringraziando Inzaghi per aver costruito questa macchina perfetta e vincente. E Marotta, Ausilio e Baccin per aver trovato in giro per il mondo e al bazar dei parametri zero giocatori che hanno sostituito senza produrre rimpianti la lunga lista di coloro che c’erano e oggi non ci sono più: i vari Lukaku, Dzeko, Brozovic, Skriniar, Onana.
Anche la Juventus vince, ma arrivando al risultato attraverso concetti diversi. Musicalmente parlando si potrebbe affermare che la squadra bianconera faccia “rap”. Quello di Eminem. Scarno, ma ugualmente efficace. Prescinde dall’armonia, dalla melodia. Punta all’obiettivo basandosi sul sostegno di una base ritmica pragmatica, come pragmatica è la sua arte difensiva. Ne è leader, Federico Gatti, la figura meno iconica del gruppo. La classe operaia che va in Paradiso a scandire rabbia e voglia di rivalsa.
Entrambe, Inter e Juventus, hanno il vanto di essere amatissime dai loro fans ma di non essere convincenti nelle teste dei dubbiosi. Di entrambe si dice che non potranno durare: i nerazzurri perché essere al top già a Dicembre implicherebbe un errore nella preparazione da scontare poi a primavera. I bianconeri perché prima o poi le vittorie di “misura” dovranno pur finire. Ma dalla loro parte ci sono i numeri. Che difficilmente mentono.
E che in queste ore stanno condannando il Milan, già 18 gol al passivo e 6 sconfitte complessive tra campionato e Champions. Le assenze hanno pesato, è vero. Ma ciò che lascia perplessi è l’instabilità del progetto tecnico rossonero. Non dà certezze, garanzie. Anche all’interno della stessa partita. Aspettando Newcastle si sfoglia la margherita: sarà serata magica o notte da incubo? Il Milan può essere tutto e il contrario di tutto. E’ instabilità acclarata. Figlia probabilmente di una gestione societaria affidata ad un manager che ha percorso passi da gigante passando nel giro di pochi mesi dal fantacalcio al calcio vero.