La settima giornata di campionato ha acuito i problemi di due allenatori finiti nell'occhio del ciclone per motivi diversi
Inter e Juve escono con le ossa rotte dalla settima giornata e ora Inzaghi e Allegri sono davvero nei guai. I numeri non sono tutto ma non mentono. I nerazzurri hanno perso tre partite in campionato su sette, sempre subendo tre gol, e una in Champions League. I bianconeri, dall'inizio della stagione, hanno battuto solo Sassuolo e Spezia in casa, perdendo due partite su due in Coppa. Dire che ci si sarebbe aspettato qualcosa di più da due delle squadre più accreditate per i traguardi più ambiziosi, ha quasi il sapore di una presa in giro.
Inzaghi e Allegri, come è ovvio, sono sul banco degli imputati. Accuse diverse per una situazione simile, anche se l'allenatore della Juventus sembra quello più a rischio, nonostante le rassicurazioni dirigenziali. Il tecnico nerazzurro non ha mai brillato per la capacità di gestire le sostituzioni. A Udine, però, questa manchevolezza è stata, per molti suoi critici, la vera ragione della sconfitta dell'Inter. Poco comprensibile, anche per i suoi giocatori viste certe reazioni, i cambi dopo mezz'ora di Mkhitaryan e Bastoni (sostituiti da Gagliardini e Dimarco) perché avevano già rimediato un cartellino giallo. Sotto accusa anche l'uscita dal campo di Dzeko sul punteggio di parità. Anche gli eccessivi esperimenti in difesa non sono andati molto giù ai suoi detrattori. Basti pensare che il terzetto difensivo è cambiato 4 volte nel corso della partita di Udine.
Ma se vedendo giocare l'Inter si ha almeno un'idea delle intenzioni del suo allenatore (anche se a non essere sostenuti da chiari principi di gioco, lasciando troppa iniziativa ai giocatori, può essere un grosso limite), non succede la stessa cosa osservando la Juventus. Qui i principi di gioco non sono allentati, non esistono proprio. E non è, come qualcuno sostiene, un problema legato al fatto di essere troppo remissivi. Si diventa remissivi quando non si hanno movimenti conosciuti e condivisi dai giocatori. Allegri continua a vantarsi di regalare ai suoi calciatori la libertà di esprimere la propria classe. Ma sono proprio i principi di gioco (e non gli schemi, attenzione) a permettere al possessore di palla la possibilità di costruire, rifinire e finalizzare. Sapere quali movimenti fanno i compagni consente a chi ha il pallone di sviluppare in automatico le tracce di gioco. Tante opzioni, insomma. Compresa quella di partire in dribbling e far valere la propria superiorità tecnica.
Se per i nerazzurri si può parlare di un calo di tensione (anche preoccupante) che può essere superato, è complicato essere ottimisti per il futuro bianconero. Perché la totale assenza di gioco continuerà a dare lo stesso risultato. La Juve potrà tornare a vincere ma, nel 2022, senza idee è impossibile andare lontano.