Il commento del condirettore Alberto Brandi sui rinvii decisi dalla Lega Serie A
Si gioca sì, si gioca no, porte chiuse sì, porte chiuse no, rinvio sì, rinvio no. La colonna sonora che accompagna questi giorni della Serie A sembra scritta da Elio e le Storie Tese che, se non avessero realizzato l’inno ufficiale del campionato di volley, potrebbero presentare l’alternativa a “O generosa!” sulle note della Terra dei Cachi. In quella canzone sanremese del 1996 si parlava di appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati come ora si parla di campionato truccato e di scudetto truccato.
Che il regolare sviluppo sia stato alterato è fuori da ogni dubbio. Il calendario è diventato carta straccia e il tempo per chiudere il torneo prima dell’attività di Euro 2020 diventa sempre più stretto. Dovremo convivere con una classifica ricca di asterischi e di ipotesi. La terribile emergenza coronavirus ci ha tolto tante certezze della vita e una di queste è la Serie A.
Perché si è deciso all’ultimo di rinviare Juventus-Inter e le altre quattro partite di domenica? Non ci sono spiegazioni. La tutela della salute e della sicurezza pubblica evocata nel comunicato della Lega non ci basta. Si volevano evitare forse i contatti tra giocatori, tra dirigenti, tra i giornalisti accreditati? Non vogliamo crederci. Quindi se proviamo a lasciare da parte macchinazioni, lati oscuri e rigurgiti di calcio malato, solo una ragione plausibile avrebbe ragione di esistere: il desiderio di non mostrare al mondo lo scenario apocalittico di un’Italia in quarantena, di una nazione in cui si gioca la partita dell’anno, la Partita, a spalti deserti. La considerazione è accettabile e condivisibile, ma poteva emergere ed essere sfruttata a inizio settimana, sin da martedì. E poi riguardare solo Juventus-Inter e non le altre sfide.
Invece è andato in scena un balletto di decido-non decido che sembrava finito giovedì quando la Lega annunciava, dopo mille tormenti, lo svolgimento a porte chiuse dei 5 match. Salvo poi smentirsi nel giro di un giorno e mezzo, con le squadre che avevano già un piede sul pullman, con una macchina che, seppur a cavalli ridotti, si era messa in moto. Questa incertezza, questa approssimazione ha messo benzina sul fuoco delle polemiche, ha distribuito il concime perfetto per il rifiorire di antichi sospetti. Invece, forse, trattasi semplicemente di Terra dei cachi. Tanta voglia di ricominciare, abusiva. Come diceva il buon Elio 24 anni fa.