Due giocatori simbolo, due storie che si intrecciano in un turno di campionato decisivo per le sorti delle rispettive squadre
Nelle ultime partite di campionato, quando il destino è spesso una questione di attimi, può capitare di ritrovarsi in cima al mondo o a un passo dal baratro. Bastano pochi centimetri, a volte, per vedere un giocatore sbeffeggiato per sei giorni di fila segnare un gol importantissimo al 90', o per assistere alle lacrime di uno storico capitano di fronte a un rigore fondamentale, sbagliato a una manciata di secondi dal fischio finale. E' la storia di Francesco Acerbi e di Mimmo Criscito nella quart'ultima giornata di Serie A.
Acerbi ha passato una settimana non certo invidiabile. L'errore contro il Milan, la risata isterica presa da molti come una beffa, le urla di Marusic, la pubblica lettera di scuse. Il tutto dopo un periodo lunghissimo fatto di incomprensioni con i tifosi e di voci su un possibile addio a fine stagione. Le parole del difensore biancoceleste, 48 ore dopo la gara con i rossoneri, spiega tutto: "Dopo la partita con il Milan ho letto e sentito insinuazioni assurde che non posso e non voglio accettare. E il solo fatto di essere qui a dover difendere la mia integrità e la mia professionalità, mi ferisce profondamente. Non dimentico ogni singolo istante di questi anni alla Lazio arrivando a indossare con orgoglio la fascia di capitano". Poi capita che sei giorni dopo, in una partita assurda, all'ultimo minuto, l'uomo più contestato si inventi un colpo d'esterno in piena area di rigore regalando tre punti d'oro in chiave europea alla Lazio. Una rivincita così è il sogno di qualunque essere umano.
Poco prima, a circa 80 km di distanza, una bandiera di una squadra con un piede in serie B, ha in mano il pallone di un possibile pareggio importantissimo in chiave salvezza, che è anche quello che può permettere ai suoi di non perdere un derby. Il tutto in pieno recupero e pochi secondi dal fischio finale. Quando Mimmo Criscito lo mette sul dischetto ha un peso enorme sulle spalle, anche se sono le spalle di un capitano che ne ha viste tante e ha attraversato anni di battaglie. Audero glielo para, la Samp vince, il Genoa sprofonda. Lui si inginocchia a terra e deve venire rialzato a forza, consolato da tutti, con il portiere doriano che lo abbraccia e regala parole da autentico uomo di sport: "So cosa sta passando, a prescindere dai colori quello era un momento da 'me o te' e quindi lo capisco".
Al di là della retorica sono momenti come questi che fanno capire il groviglio di sentimenti di chi ha dedicato la vita dietro a un pallone. Gioia e dolore, bianco o nero, tutto in una giornata. E' il calcio, è la vita.