Pioli e Spalletti, pur partendo da principi differenti, ricorrono spesso a concetti simili nelle due fasi
Pioli ha un gruppo consolidato, Spalletti si è ritrovato una rosa quasi nuova di zecca: inevitabile che qualcosa cambiasse dal punto di vista tattico. Così come è inevitabile che l'allenatore campione d'Italia studiasse nuove soluzioni per rendere più imprevedibile il suo Milan. Entrambi, in ogni caso, hanno accentuato la ricerca della profondità, anche se, fatalmente, le assenze di Leao e Osimhen cambieranno, e non poco, il contesto del piano di gioco.
Il Milan cerca con assiduità il pressing anche ad altezze elevate del campo, con la punta e il trequartista chiamati ad aggredire i centrali avversari e i due esterni offensivi a chiudere il passaggio verso i laterali bassi del Napoli. Con i mediani che si alzano sui primi possessori di palla del centrocampo, resta sempre l'incognita Zielinski, uno dei giocatori più abili del nostro calcio a trovare lo spazio alle spalle della pressione avversaria. Pioli ha due possibilità, o far uscire uno dei centrali di difesa (che però si troverebbe troppo fuori zona visto che spesso il polacco si avvicina alla propria porta) o lasciarlo a uno tra Bennacer e Tonali facendo stingere uno dei due trequartisti esterni (a seconda della zona di provenienza della palla).
Il rischio, però, è di concedere troppo spazio alla risalita dell'esterno basso del Napoli, che avrebbe la possibilità di servire, a seconda della fascia, due giocatori abilissimi in velocità come Lozano e Kvaratskhelia. Anche senza Osimhen, la ricerca della profondità è uno dei pattern più utilizzati dagli azzurri. Oltre a Zielinski ci sarà da stare attenti ai movimenti di Raspadori, schierato da falso nueve al centro dell'attacco. Anche in questo caso si rischia di far uscire troppo uno dei centrali di difesa. La fase offensiva del Milan è altrettanto di difficile lettura. I trequartisti esterni 'entrano' dentro il campo, Theo Hernandez alterna le percussioni laterali a quelle centrali, Tonali accentua gli inserimenti in area (o può allargarsi a sinistra per creare superiorità numerica). Il tutto abbinato a una notevole ricerca delle verticalizzazioni anche con lanci da dietro. Una sfida tattica, insomma, per palati fini.