Anche Castellacci rincara la dose: "I medici non possono essere gli unici responsabili, molti si dimetteranno"
Il protocollo per la ripresa degli allenamenti collettivi della Serie A continua a far discutere. Sulla questione è intervenuto anche Ivo Pulcini, direttore sanitario della Lazio, che non ci è certo andato giù leggero con gli esperti del Governo: "Mettere tutto lo staff in quarantena in caso di giocatore positivo è veramente ridicolo dal mio punto di vista - ha detto ai microfoni di Radio Radio - Il Cts non ha voluto ascoltare la voce del medico del calcio, che vive sul campo e non dietro a una scrivania".
La questione della quarantena di gruppo è senza dubbio quella più controversa, visto che imporrebbe di fatto un nuovo stop al campionato. Un problema che per altro, se il protocollo dovesse essere confermato, si ripresenterebbe uguale a settembre: "Se io ho un positivo e lo metto in isolamento, faccio test agli altri e sono tutti negativi, devo considerarli ammalati quando sono sani? Ma siamo matti? Chi lo stabilisce questo?. Queste persone sanno quale è il compito del medico?", ha sottolineato Pulcini.
Il medico biancocelste si è detto sicurissimo della sua posizione, che ricalca il modello tedesco: "La responsabilità su questo punto me la prendo io, non ho problemi. Mi assumo la responsabilità di non mandare in quarantena tutta la squadra. Va in quarantena, secondo il modello tedesco, soltanto la persona trovata positiva o addirittura col dubbio di positività. Viene isolata e fa un percorso per quindici giorni. Il Cts ci deve indicare un protocollo realizzabile su base scientifica".
Come già evidenziato da Enrico Castellacci, il presidente dell'Associazione italiana Medici del Calcio, è mancato il tavolo di confronto: "Il Comitato Tecnico Scientifico non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non dietro una scrivania - ha detto Pulcini - Vive dove non c'è la scienza pura, ma la 'evidence based medicine', che cammina parallela a quella scientifica. Se si uniscono vanno a vantaggio della salute e della popolazione. La medicina non è una scienza, la medicina è un'arte. Per essere un artista purtroppo non basta la laurea. Altrimenti troveremmo tutto sui libri. Questo capita quando si fanno dei protocolli dannosi. Se in qualche caso avessi usato il protocollo, il paziente sarebbe morto. Oggi la superficializzazione dei titoli è grave. Forse c'è il desiderio di creare questa confusione per dare spazio alle persone incapaci che occupano dei posti sbagliati, e se la domanda è sbagliata, capite com'è la risposta".
CASTELLACCI: "NESSUNO SCIOPERO DEI MEDICI, MA MOLTI SI DIMETTERANNO"
Lo stesso Castellacci è poi tornato sulla questione della responsabilità dei medici: "Quello che chiediamo è ciò che abbiamo sempre detto: protocolli rigidi, ma applicabili. Non esiste al mondo che si possano fare protocolli senza che si possano rispettare - ha detto a Radio Punto Nuovo - Noi non abbiamo potuto proferire al tavolo in cui è stato deciso perché non siamo stati invitati. I protocolli vanno fatti in modo che possano essere applicabili, altrimenti non sono utili. I protocolli non vanno fatti solo per la Serie A, ma anche per la Serie B e la Serie C. I giocatori sono professionisti e come tali hanno il diritto e dovere di allenarsi, anche in caso di non conclusione del campionato. Anche i giocatori di C vogliono allenarsi, bisogna fare protocolli mirati a seconda delle Leghe. Sembra che la tendenza sia quello di cominciare a giugno il campionato, ma mettendo paletti rigidi come un solo infettato e tutti in quarantena, si fermerebbe di nuovo. I nostri legali sostengono che nessuno assumersi responsabilità che non gli spettano. Ho ricevuto tantissime email da tantissimi medici della Serie B che minacciano le dimissioni. Scioperare? Non si tratta di scioperare, polemizzare, ma ragionare con buon senso. È strano che non si sia capito che l'unico responsabile non puo' essere il medico sociale. È ovvio che poi, giocoforza, i medici si dimetteranno dal loro incarico. Ho mandato una lettera alla FIGC senza ricevere risposte, il punto chiave è il medico del calcio e ancora oggi non ci danno possibilità di parlare".