Il designatore traccia un bilancio della stagione: "Si è giocato più che in Champions". Il presidente Pacifici: "I giovani sono il nostro futuro"
Gianluca Rocchi, designatore della Can A, ha tracciato un bilancio di fine stagione della classe arbitrale. "Quest'anno l'obiettivo era di avere un arbitraggio più europeo: primo per avere un calcio più bello da vedersi e più qualitativo, secondo per rendere piu' facile per gli arbitri e anche per le squadre affrontare le gare europee. La strada è questa", ha detto incontrando i media.
"Facendo arbitrare in Serie A solo arbitri top non ci sarebbe una crescita dei giovani. Solo provando e riprovando anche dopo un errore si può capire se un arbitro può stare in Serie A. I nostri obiettivi sono tornare a un numero normale di arbitri in Serie A, rispetto ai 50 di quest'anno, e tornare ad avere quanto prima 3-4 arbitri Elite in Uefa. Allo stesso tempo vogliamo ringiovanire l'organico del gruppo Fifa", ha aggiunto Rocchi.
Nell'ultimo campionato di Serie A la media del gioco effettivo è stato di 54 minuti, contro i 56 della Champions League. "Il minutaggio lo creano i giocatori, non l'arbitro che è chiamato solo a far rispettare le regole", ha sottolineato Rocchi. Altro dato è la media dei falli in Serie A che è stato di 22,94 a partita contro i 23,49 in Champions League. "Essere allineati agli altri paesi è un aspetto importante, non è vero che in Italia si fischia troppo", ha detto ancora Rocchi. Per quanto riguarda la media dei rigori, infine, è stata di 0,29 a partita in Serie A. Solo in Premier League se ne fischiano di meno con una media di 0,23 a gara, in Champions la media è di 0,34.
Sul rigore assegnato da Maresca alla Roma contro lo Spezia per fallo su El Shaarawy: "L'arbitro è stato bravo a fischiare e a decidere dal campo, in una gara di una difficoltà estrema. Il difensore frana sul giocatore diretto in porta, poi la caduta fa certamente parte della valutazione. L'attaccante cade male perché viene tamponato da dietro. Sono contento della decisione", ha spiegato ancora Rocchi.
Sul Var: "Noi vogliamo usare il Var quando serve. Lo vorremmo usare meno perché vuol dire che abbiamo lavorato meglio. L'obiettivo è che i ragazzi possano decidere senza bisogno del supporto video, che quando serve pero' va usato sempre. Non siamo contrari al Var, che ci ha migliorato la vita. Ma il nostro obiettivo è arrivare a non usarlo, perché vuol dire prendere in campo la decisione corretta. L'errore, però, si supera e si va avanti, non è la fine del mondo. Sulle comunicazioni abbiamo fatto un lavoro importante, asciugandole al massimo. Il miglioramento dei nostro Var a Lissone è dovuto alla creazione del gruppo VMO formato da 10 arbitri. Un obiettivo è arrivare ad avere VMO di ruolo, perché ormai sono percorsi diversi. I VMO pertanto saranno sicuramente in crescita, rispetto agli arbitri".
PACIFICI: "ABBASTANZA GIOVANI INTERESSANTI"
Proprio i giovani sono la nota lieta di Carlo Pacifici, da poco presidente dell'Aia. "I giovani sono il nostro futuro e di interessanti ce ne sono abbastanza. Un arbitro deve fare un percorso lungo per arrivare in Serie A, c'è quindi tempo per fare esperienza. Ringrazio il designatore Rocchi per il lavoro eccellente fatto con tutta la sua squadra", le sue parole
C'è però un allarme: "Non ci dobbiamo mai dimenticare che quando succede in Serie A e in Europa poi si riflette sulla base, per cui dobbiamo sempre essere responsabili dei nostri comportamenti. La violenza contro gli arbitri ormai è una piaga, il clima soprattutto nei campionati minori sta diventando preoccupante. C'è stato un primo passaggio in Consiglio Federale sull'inasprimento delle sanzioni ma non basta, va ampliato il discorso culturale. Si sta riprendendo anche la proposta di legge per un Daspo per i violenti".
Caso razzismo: "Le norme ci sono e vanno applicate rigorosamente, c'è un protocollo condiviso con il ministero dell'Interno, le forze dell'ordine, gli ispettori di Lega e la Procura federale. Per gli arbitri è difficile capire il contesto in campo, ma tutti dobbiamo impegnarci contro una piaga sociale come è quella del razzismo. In certe situazioni l'arbitro è rimasto solo a decidere".
Sulla "grazia" concessa a Lukaku: "E' nella prerogativa del presidente federale considerare la situazione generale, ma nel provvedimento di grazia a Lukaku c'è scritto che la decisione di Massa era corretta. Chi è oggetto di insulti razzisti non può essere ammonito, ma nel caso di Lukaku l'arbitro era convinto di una cosa diversa".